Le Alpi e il cambiamento climatico «Ogni anno il bosco si sposta in alto di 16 metri, è un disastro»

di Barbara Goio

Anche le Alpi si stanno riscaldando, e le conseguenze su piante ed animali sono sconcertanti. Più che altro, è la velocità del cambiamento che non lascia spazio all’ottimismo. Lo sostiene Matteo Dainese (nella foto), ricercatore presso l’Istituto per l’Ambiente Alpino dell’Eurac Research di Bolzano che ieri nello Spazio conferenze di MeteoExpo (il festival delle metereologia in corso a Rovereto) ha condotto un incontro sul tema: “I cambiamenti climatici nell’arco alpino: una prospettiva ecologica”.

Cosa sta accadendo in montagna?

«A partire dalla fine del XIX secolo le Alpi si sono scaldate di circa 2 gradi Celsius, il doppio della media globale. Si tratta di un aumento più marcato in primavera e in estate, ed è stato particolarmente intenso a partire dalla fine degli anni ‘80. Questo sta portando a tutta una serie di modifiche degli ecosistemi la cui portata è ormai evidente».

La tempesta Vaia è stata un evento molto intenso, ma anche questi cambiamenti sono importanti...

«Si tratta di fenomeni meno eclatanti ma profondi che costringono piante, insetti e animali a muoversi verso l’alta quota. Da uno studio portato un paio d’anni fa dall’Università di Padova in collaborazione con il Museo Civico di Rovereto è emerso che il limite del bosco si sposta verso l’alto di ben 16 metri all’anno: in quel caso abbiamo potuto contare sul data base ventennale del Museo».

È un dato sconvolgente...

«Sì. E riguarda solo le specie native locali. Se invece comprendiamo anche le piante invasive aliene, più adattate ad un clima più caldo, si parla di un movimento di ben 27 metri in un anno».

Da dove vengono le specie aliene?

«Questo effetto dipende dal anche dal disturbo umano: sempre più gente si sposta per turismo e perché ci sono più comunicazioni, strade, movimento. I semi sono trasportati dalle persone, oppure anche dagli animali al pascolo. Tutte le comunità di piante delle terre alte o delle terre fredde, come per esempio la tundra alpina o quella dell’Artico, stanno cambiando in maniera molto veloce, con nuove specie che hanno caratteristiche diverse: per esempio sono più alte. Per certi versi si tratta di un aumento di biodiversità».

Ma questo non è un bene?

«Sì, però solo a breve termine, perché a lungo termine le specie autoctone d’alta quota rischiano di sparire».

Cosa ci dobbiamo aspettare?

«Il legno delle piante abbattute da Vaia sta portando ad una proliferazione del Bostrico, un insetto che poi attacca le conifere: lasciare tutto così può essere pericoloso. Grazie al riscaldamento vediamo anche il proliferare della cimice asiatica e della Drosophila Suzukii, una specie himalyana che colpisce la frutta».

È vero che ci saranno altre Vaia?

«La frequenza di eventi estremi si sta ravvicinando, e non sono improbabili eventi siccitosi o di vento forte. L’unica cosa che possiamo fare è cercare di mitigare il riscaldamento globale poiché è un fenomeno che non si può fermare. E adottare misure di adattamento per essere pronti ad eventi sempre più devastanti. Possiamo inoltre creare dei microhabitat per proteggere le specie d’alta quota più fragili. Spesso la natura però riesce anche a sorprenderci».


IL FESTIVAL OGGI

Il programma di sabato: Palazzo Alberti, ore 10 «Lavorare in sala meteo: gli strumenti del previsore ieri, oggi e domani» con Erica Cova, Meteotrentino - Dipartimento di Protezione Civile della Provincia

Ore 11, Salone d’Onore di Palazzo Fedrigotti «Eventi estremi in un clima che cambia, la difficoltà nella previsione», con Bernardo Gozzini, Consorzio LaMMA

Ore 12 Sala Università della Biblioteca Civica «Da Galileo al riscaldamento globale: il contributo delle antiche osservazioni meteorologiche allo studio dei cambiamenti climatici» con Yuri Brugnara, Università di Berna.

Ore 14.30 Salone d’Onore di Palazzo Fedrigotti «Dalla coca alle baby banane e la sfida ai cambiamenti climatici in Perù», con Luca Brentari, agronomo - Centro di Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach e Lorenzo Boccagni, coordinatore progetti di cooperazione allo sviluppo per Mandacarù Onlus e Altromercato.

Ore 15.30 Sala Conferenze della Fondazione Caritro «Il meteorologo fra regolamentazione professionale e responsabilità» con Umberto Izzo, professore associato di diritto privato - Università di Trento in collaborazione con il Festival delle Professioni.

Ore 16.30 MeteoExpo, Spazio Conferenze «Come ti ricostruisco il clima. Dagli archivi meteorologici del passato un patrimonio per conoscere come è cambiato il nostro clima» con Michele Brunetti, ISAC-CNR.

Ore 17.30 Mart, Sala Conferenze «La tempesta Vaia: analisi meteorologica ed effetti sul territorio» con Lorenzo Giovannini, Università di Trento.

«Gli ospiti si confrontano»: Ore 21.00 Teatro Zandonai «Dimmi che clima hai e ti dirò chi sei. Come i comportamenti e le attività dell’uomo stanno modificando il clima. Spunti di riflessione e di azione». Christian Casarotto dialoga con Luca Bracali (fotoreporter), Paolo Gabrielli (glaciologo) e Alessandro Cescatti (eco-climatologo). NOTA BENE Ingresso libero con biglietto, in distribuzione presso il botteghino del Teatro a partire dalle 19.30 del giorno stesso dello spettacolo. È possibile ritirare al massimo 4 biglietti a testa.

comments powered by Disqus