Scuola Musicale Zandonai altri due docenti lasciano ed il futuro è sempre incerto
Con le dimissioni di un’insegnante con alle spalle quasi 20 anni di servizio (Emilia Campagna, che ha accettato l'incarico alle Medie Bonporti di Riva), costretta a lasciare corso Rosmini per vedersi riconosciuta una cattedra a tempo pieno, la scuola musicale comunale Riccardo Zandonai conta oggi solo quattro docenti dipendenti (dei quali uno a part-time), ed un dipendente amministrativo, anche questo part-time, che si occupa del coordinamento. Quest’ultimo (Giuseppe Calliari) andrà in pensione a fine mese; ed anche per un paio dei maestri l’orizzonte dell’uscita dal lavoro è prossimo: uno o due anni. Quindi, forse già nel 2020 la città di Rovereto vedrà definitivamente spirare per consunzione la scuola musicale intesa come emanazione di Palazzo Pretorio. Il compimento di un disegno esplicito o mera incapacità politica? Il risultato non cambia.
Sia chiaro: la splendida palazzina liberty resterà, e continuerà presumibilmente ad accogliere i circa duecento ragazzi che ogni anno si formano musicalmente. Ma l’edificio rosso sarà solo il contenitore di una didattica e di una programmazione “comprata” chiavi in mano dalle altre scuole musicali lagarine, prime tra tutte la Jan Novak di Villa Lagarina e il Cdm di Rovereto. Del resto il trend è inequivocabile e chiaro da molti anni: nel 2002 le ore di docenza settimanale coperte da personale comunale erano 207. Nel 2019 sono scese ad 84. Nello stesso periodo le ore di docenza esternalizzate sono passate da 21 a 117. Per i prossimi quattro anni il Comune ha poi investito mezzo milione di euro per mettere a bando le lezioni musicali.
La china intrapresa dalla scuola musicale Riccardo Zandonai è di lunga data. Tanto che fu l’amministrazione di Guglielmo Valduga nel 2008, all’epoca delle prime esternalizzaioni complete di alcune cattedre a Villa, a cercare di impostare un programma operativo organico per arrivare alla formazione di un unica scuola per la Vallagarina che potesse contare su diverse sedi, tra le quali la più prestigiosa sarebbe stata ovviamente quella roveretana. Anche in quest’ottica nel 2010 si decise di eliminare dalla pianta organica la figura del direttore. L’amministrazione Miorandi di fatto in seguito non ha affrontato il nodo della scuola musicale, perdendosi nelle discussioni infinite successive all’annuncio di volerne fare una fondazione, sulla falsariga di quanto portato a casa sul fronte del museo civico. Ma l’amministrazione di Francesco Valduga si è insediata quattro anni e mezzo fa ereditando gli stessi problemi non risolti: una scuola senza prospettiva, appesantita dalla politica ferrea di blocco delle assunzioni e schiacciata dall’ingresso via via più massiccio dei docenti delle private che anno dopo anno arrivavano più numerosi per occupare gli spazi lasciati vuoti dai maestri comunali via via fuoriusciti. E sia chiaro anche questo: la didattica generale è sempre stata eccellente. Quello che la città lamenta è la mancanza di chiarezza di prospettiva.
Nel mentre c’è stata anche la grana del “Lascito Delaiti”, poco più di 900mila euro lasciati per la valorizzazione e la crescita della scuola musicale: soldi che gli altri eredi della signora Tosca, morta nel 1979, hanno richiesto indietro qualche anno fa a Palazzo Pretorio “accusandolo” di non aver tutelato la scuola. La causa legale si è conclusa lo scorso maggio, con gli eredi che hanno acconsentito a fare un passo indietro solo dopo l’assenso del Comune di riportare, pagandolo proprio coi soldi del lascito, un direttore. Ma anche qui le grane sono arrivate subito: il bando, che offre 90mila euro lordi per tre anni, è finito sotto la lente del consigliere d’opposizione Marco Zenatti, che ha denunciato in un’interrogazione tutte le «illogicità» che a suo dire sono incluse tra i criteri di selezione, come il fatto che i «punti chiave per poter concorrere non prevedono un’esperienza precedente di direttore di scuola musicale».