Il carcere raccontato da chi lo vive: a Rovereto arriva «Liberi da dentro»

di Denise Rocca

Arriva alla biblioteca civica di Rovereto il progetto “Liberi da dentro”, un’occasione davvero più unica che rara per conoscere, dalla viva voce di chi l’ha vissuta, l’esperienza di vita della detenzione in carcere.

Undici fra detenuti ed ex detenuti, con i loro accompagnatori, il prossimo 25 ottobre si metteranno a disposizione di chi vorrà ascoltare la loro storia nella piazza del Mart, a partire dalle 15.30. Come testimoni e “libri viventi”, pronti a raccontarsi e rispondere alle domande delle persone che decideranno di sceglierli - proprio come quando si sfoglia un libro per il prestito - e ascoltarli.

Il progetto arriva per la prima volta a Rovereto, ma è già stato proposto in altri ambiti e ha per obiettivo la lotta agli stereotipi che, alimentati anche da una mancanza di informazioni concrete sulla quotidianità delle carceri, le pene e il loro effetto sulle persone, sull’umanità variegata che le abita, sono ampiamente diffusi. Undici persone, undici storie da scoprire in una conversazione a tu per tu con uomini e donne che, altrimenti, difficilmente si potrebbero incontrare. Undici testimonianze per conoscere senza mediazione, dalla voce di chi l’ha vissuta, la vita in prigione e capire come si è finiti a dover scontare un debito con la legge. D’altronde celebre è la frase di Albert Einstein «è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio».

A trovare un buon modo per riuscire nella difficile impresa di andare oltre gli stereotipi sono stati i danesi, negli anni Cinquanta, quando inventarono appunto il metodo della “biblioteca vivente” per promuovere il dialogo e favorire la comprensione reciproca, basandosi sul fatto che nella realtà le categorie non esistono, esistono solo le persone con le loro storie personali, le loro scelte e i motivi che le hanno determinate.

Ascoltare le persone, riconoscere la stessa umanità che ci caratterizza anche nell’altro è il primo passo, e forse anche l’unico che serve, per librarsi oltre il pregiudizio che, nel caso del carcere di Spini di Gardolo, molto spesso si riduce a ritenerlo un “albergo a 5 stelle”, pieno solo di “qualcun’altro”: gli stranieri, non certo i locali. L’appuntamento alla biblioteca civica Tartarotti di Rovereto è un modo per conoscere le storie vere, stabilire una connessione emotiva con altri esseri umani, ascoltare le loro ragioni e i loro vissuti.

In Italia con questo metodo si sono affrontati fino ad oggi molti temi diversi: dall’immigrazione alla disabilità, dall’orientamento sessuale alle fedi religiose, perfino il veganesimo. In Trentino l’esperienza con i detenuti del carcere di Spini si è già ripetuta nel capoluogo, a Riva del Garda e a Lavis, con soddisfazione alla fine di tutti i partecipanti. A promuovere l’iniziativa sociale di Rovereto è una cordata di associazioni sostenute da Fondazione Caritro che dallo scorso anno, per un percorso inteso fin dall’inizio come biennale, hanno messo in campo tante iniziative diverse - convegni, lezioni, “libri viventi”, film e recital - per ampliare la conoscenza del mondo carcerario.

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