Un 40enne trentino condannato a 4 anni per violenza sessuale sulla figlia 13enne della compagna

È soprattutto una brutta storia. Alla fine della quale saranno due donne - una ragazzina ancora lontana dalla maggiore età e la sua mamma - a dover raccogliere i cocci di quel che è restato e ad andare avanti.
Con una certezza: lui, il compagno della mamma, non farà più parte delle loro vite. E per un po’ non farà parte della vita di nessuno: ieri il giudice Riccardo Dies l’ha condannato a 4 anni per violenza sessuale. Aveva avuto - questa l’accusa - atti sessuali con la figlia della compagna. Non un palpeggiamento, un bacetto, uno strusciamento. Atti sessuali completi. E non per una volta. Continuativamente per un anno e mezzo, quando la mamma non era in casa. Ed è a fronte di questi pesantissimi addebiti che ieri l’uomo, un quarantenne del basso Trentino, è comparso davanti al giudice Riccardo Dies. Come detto, per lui non è finta bene: la condanna è arrivata, anche se mitigata dalla scelta del rito.

La vicenda riguarda una famiglia residente nel basso Trentino. La donna aveva da tempo avviato una relazione con C.T., trentino di 40 anni (omettiamo il nome per tutelare la minore coinvolta). La madre della piccola ha iniziato a preoccuparsi qualche mese fa: la ragazzina, che aveva ormai compiuto 14 anni, aveva cambiato carattere, era diventata più chiusa, era diversa. E non bastava l’affacciarsi all’adolescenza a spiegare quella repentina modifica nella personalità. Per questo ha iniziato a farle delle domande, a osservare quel che faceva. Alla fine la ragazzina ha ceduto, ed ha raccontato tutta la storia. Ed era una storia che nessuna madre vorrebbe mai sentire.

Il compagno della donna, 40 anni, aveva avuto rapporti sessuali con lei. Non una volta, tante volte. La storia era iniziata un anno e mezzo prima, quando lei aveva appena compiuto i 13 anni. Prima qualche toccamento, poi qualche bacio, e alla fine tutto quello che voleva fare. Un rapporto di soggezione in cui lei era costretta a subire. D’altronde era solo una ragazzina, e lui sarebbe dovuto essere la persona di cui fidarsi di più, dopo la madre.

Davanti a questo racconto, la mamma ha agito immediatamente per tutelare la figlia: ha subito affrontato il compagno, che non ha negato. Si è offerto di andare dai carabinieri a raccontare tutto, ha confessato molestie, mani dove non dovevano andare, avrebbe pure parlato di innamoramento reciproco. Nulla di più.

Al di là delle sue ammissioni, la querela ha fatto scattare l’indagine, che ha avuto un suo momento fondamentale dell’incidente probatorio, in cui la ragazzina ha ricostruito quell’anno e mezzo. Un racconto lineare, ritenuto dalla procura estremamente credibile, che ha aggravato e non poco la posizione del quarantenne. Ieri è finito davanti al giudice Riccardo Dies con la pesantissima accusa di violenza sessuale su minore. Assistito dall’avvocato Tabarelli, l’uomo ha optato per il rito abbreviato: il caso è stato valutato allo stato degli atti e lui ha potuto beneficiare dello sconto di pena di un terzo. A ciò si aggiunga l’offerta di un risarcimento (rifiutato dalla parte civile, assistita dall’avvocato Luigi Campone). La difesa ha evidenziato la volontà dell’uomo di collaborare alle indagini e la buona volontà rispetto al risarcimento, e ha chiesto il minimo della pena, anche considerando lo stato di fragilità psicologica dell’imputato. La parte civile ha chiesto una pena esemplare, l’accusa - in aula il pm Valerio Davico - ha proposto una condanna a 5 anni. Alla fine ha deciso il giudice Riccardo Dies: 4 anni di cella (è partito da 9 anni, ridotti a 6 per il rito abbreviato, ridotti ancora a 4 per le attenuanti generiche). L’imputato è infine stato condannato a pagare 50 mila euro di risarcimento alla parte civile.

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