Prove di alleanza anti Lega Pd, Patt e Upt aprono ai civici

di Matthias Pfaender

La Lega fa paura. Soprattutto a chi è abituato a governare la città, saltando al massimo un turno: il centrosinistra. Questa Lega sempre più forte, capace di prendersi la Provincia, di asfaltare i vecchi partiti alle Europee e di far cadere il governo nazionale ha indotto i rappresentanti cittadini di quello che fu il centrosinistra autonomista che sosteneva Ugo Rossi in Provincia a dare un segnale unitario forte. I segretari Carlo Fait (Pd), Valter Giacomazzi (Upt) e Davide Gamberoni (Patt) lanciano un appello comune alla città e agli alleati, attuali e futuri. «È necessario e urgente riportare la specialità del Trentino al centro del dibattito politico.

L’attuale situazione di sudditanza della politica trentina al centralismo nazionale richiede un’azione decisa e immediata a tutela della nostra autonomia. E tematiche importanti concernenti il lavoro, la cultura, il sociale e i giovani, l’ambiente e la mobilità suggeriscono la predisposizione di un programma di proposte concrete in vista delle prossime comunali del 2020 a Rovereto. Auspichiamo che questo dialogo, aperto e senza pregiudiziali, possa proseguire con le forze civiche e con quelle forze politiche, sociali e culturali che vogliano avanzare e discutere proposte e iniziative».

Il peso del messaggio è tutto da valutare. Se da un lato il Pd è la maggior forza di opposizione a Valduga (sei consiglieri, compreso l’ex sindaco Andrea Miorandi) il Patt è scomparso da Palazzo pretorio da quando ha perso il suo unico consigliere Paolo Comper, transitato nel gruppo misto, mentre l’Upt in questa consiliatura non ha proprio mai avuto voce, quando prima esprimeva il vicesindaco e l’assessore ai Lavori Pubblici. Il senso del messaggio invece è chiaro: apriamo a Valduga.
Anche se ufficialmente non si dice. Lo stesso Fait, che sei mesi fa dichiarava all’Adige le stesse cose di oggi («dialoghiamo con i civici, allarghiamo la coalizione contro la destra») beccandosi in risposta gli strali del Pd che siede in Consiglio, sottolinea che «prima di nomi e candidati, parliamo di programmi. Il mondo civico è importante, ma non tutto valdughiano. E la coalizione deve allargarsi ed integrare anche Verdi e Futura. Prima parliamo di programma per la città, poi vediamo di trovare un nome che faccia sintesi. Senza pregiudiziali su Valduga». Per parte sua Futura plaude all’uscita dei tre segretari e rilancia l’idea che il mondo civico non si esaurisca con Valduga e i suoi: «Anche noi siamo una forza civica - dichiara Claudia Merighi - e nella coalizione di Valduga ci sono forze molto distanti da noi, quindi quando si parla di civismo non ci si può riferire ad una sola persona. Noi per conto nostro pensiamo al civismo come la parte ampia di associazionismo civile che vuole contribuire a fare argine contro la Lega».

Al di là delle discettazioni semantiche sul termine civico, è un dato di fatto - al momento - che se Valduga deciderà di correre lo farà per la sua rielezione, e stringerà la mano dei dem solo se valuterà che l’abbraccio del Pd sia più ricco dei voti che andrà a perdere nell’ala più a destra della sua coalizione civica, che di un’alleanza con Miorandi e compagni non vuole sentire neanche parlare. Peraltro lo stesso Valduga non ha la forza elettorale di inizio mandato (ma del resto quale sindaco roveretano ha mai incrementato la sua popolarità in corso di mandato?) ed in Consiglio soffre il fuoco amico dei cinque “civici dissidenti” che gli fanno pesare ogni passaggio in Aula. Quindi, a meno di non spaccare il fronte civico fin da subito, aprire ai valdughiani significa, ad oggi, accettare Valduga come proprio candidato.

Sempre che poi si faccia davvero questa alleanza, visto che lo stesso Pd, a distanza di sei mesi dalla contrapposizone interna, è nella stessa situazione: il gruppo consiliare non intende parlare con Valduga. «E dire che io ho cercato di dialogare con la maggioranza per quattro anni, senza ottenere nulla - mette in chiaro la capogruppo Luisa Filippi -. Ora parliamo, invece che di nomi, di programmi di sviluppo della città, che purtroppo in questi ultimi anni sono del tutto mancati». E questa non è una bocciatura senza appello di Valduga? «Non è detto. E comunque se vuole essere il candidato della coalizione del Pd sappia che da noi si fanno le primarie se non c’è accordo sui nomi».

Dall’altra parte la Lega continua nella sua ricerca certosina di un candidato di area che espugni finalmente palazzo Pretorio. Una figura tipo l’assessore provinciale Spinelli (che peraltro tutti nel partito sperano che ci ripensi ed accetti di correre a Rovereto): una persona legata al Carroccio ma non organica del partito. Al momento nomi non ne filtrano. E la prospettiva di prossime elezioni nazionali (precedenti alle Comunali di giugno) ha scompaginato le gerarchie interne alla Lega, con attivisti e politici storici che si sono già fatti sentire per mettere in chiaro che «stavolta tocca a me». Gli altri partiti ed esponenti di destra, stanno a guardare che fa il Carroccio. Pronti a salire in appoggio del candidato. Chiunque sarà.

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