Acquerelli di gruppo contro la moda del selfie

di Nicoletta Redolfi

Ha preso piede anche in Vallagarina, e precisamente a Rovereto, la singolare esperienza dell’“urban sketching”. Un movimento, o forse una moda, diffusi da qualche anno in vari Paesi europei.

Il tutto, in breve, consiste in una sorta di “ritratto urbano en plein air” di grupo, che da un lato innalza il valore artistico, narrativo ed educativo del disegno, dall’altro esalta le emozioni e le impressioni dei partecipanti, promuove sinergia e condivisione, ma può anche essere utile come promozione del territorio se i gruppi fanno rete e condividono i loro bozzetti di viaggio.

«È un modo singolare per fissare per sempre nella memoria i ricordi e le esperienze del viaggio» ci spiega la referente locale del “movimento” Marina Francesconi, dell’associazione culturale “Officina d’arte”, scaturita dalla ditta artigianale omonima che si occupava della creazione di gadget turistici per musei ed enti, nonché della trasformazione di materiali di recupero in oggetti di moda.

«Viaggio che in questo caso si svolge nel centro storico di Rovereto coinvolgendo soprattutto i turisti di ogni età che fissano particolari, situazioni, vivendo la città con un’osservazione più profonda, come un’esperienza impressionistica alternativa, senza particolari obiettivi tecnici, anche se qualche suggerimento viene dato e io porto tutto il materiale necessario per i gruppi, solitamente non superiori a otto persone».

Finora sono state realizzate due passeggiate con acquarelli appresso, una nelle giornata indetta dal Fai a castel Noarna e una durante il recente “Urban Festival”. Ma l’obiettivo è ripetere l’esperienza nei prossimi eventi cittadini dell’estate.

Francesconi, come promuove l’iniziativa?

«Soprattutto tramite i social: Facebook, Whatsapp, Airbnb experience. Oppure collegandomi, quando è possibile, con gli organizzatori di vari eventi maggiori»

Quali luoghi della nostra città privilegia per l’attività di ritratto urbano?

«Chiaramente la zona storica è la più affascinante e interessante. Finora abbiamo lavorato davanti al castello e lungo il Leno, ma gli itinerari sono diversificati ogni volta, dipende molto dai partecipanti. L’esperienza dura circa quattro ore con una media di due tappe. Per esempio, abbiamo lavorato anche nella torrefazione Bontadi».
Quanto questa esperienza può valorizzare la città?

«Molto, anche perché sto cercando di fare rete con l’ufficio cultura del Comune, il consorzio Rovereto in Centro e in generale mi metto in contatto con chi è già interessato alla promozione della città e del territorio non solo lagarino. Abbiamo anche fatto un urban sketching a Riva del Garda per esempio».
Quale le pare la reazione dei partecipanti?

«Apprezzano molto la novità che trovano coinvolgente. Ho conosciuto appassionati di arte già pratichi dell’acquerello, come altri alle prime armi ma incuriositi dalla proposta. Anche se in generale il livello artistico dei partecipanti è buono, tant’è che abbiamo esposto alcuni lavori all’ostello di Rovereto».
Proposte e progetti futuri?

«Aumentare i seguaci e i partner, diversificando sempre più i luoghi da visitare come cantine o musei. Coinvolgere soprattutto i giovani attraverso le scuole. Per i ragazzi è un’opportunità di un viaggio speciale, di sviluppare vocazioni creative sconosciute, di realizzare un diario grafico, un carnet di memorie indelebili personalissimo, alternativo al selfie».

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