Le slot tornano nel mirino Rapina sventata dalla polizia

di Nicola Guarnieri

Che sia un «obiettivo sensibile» è ormai accertato: vicinissima all’autostrada, lontana da occhi indiscreti, poca gente in giro e, di conseguenza, vie di fuga facili e libere. La sala giochi «Las Vegas» di via del Garda, ahimè, è un boccone ghiotto per malintenzionati in cerca di soldi rapidi da intascare.

E non certo puntando alle slot machine ma, piuttosto, svuotandole. Capita così che, di quando in quando, qualcuno tenti la sorte in maniera tutt’altro che legale. Come il giovane trentino che qualche notte fa ha rapinato il locale e che poi ha cocciato contro i carabinieri finendo nei guai. Ma quella è stata solo l’ultima delle visite sgradite in uno degli ambienti per giocatori da slot della città. E a distanza di una sola settimana dall’assalto all’«Admiral» del Follone.

Proprio per il rischio di un’«epidemia» di colpi nelle sale giochi le forze dell’ordine hanno intensificato l’attività di controllo. Specie la polizia che, non a caso, ieri notte ha fermato, segnalato e denunciato tre rumeni che stavano seminando scompiglio proprio dentro la «Las Vegas». Per loro, in verità, è scattato solo il sequestro della macchina (che era già sottoposta a fermo e, di conseguenza, non poteva circolare) e l’allontanamento, rigorosamente a piedi, da Rovereto. Ma molto probabilmente l’intervento delle volanti è servito per sventare l’ennesimo raid di una delle tante bande delle slot machine, ormai esperte nell’espugnare questi strani forzieri a rischio ludopatia.

A insospettire gli agenti è stato il comportamento dei tre stranieri, un modus operandi purtroppo noto negli ambienti visto che ricalca un cliché classico delle rapine alle sale giochi del Nord Italia. E il gruppetto, non a caso, pur domiciliato a Brescia veniva da Milano.
Il sistema che le gang specializzate sfruttano per compiere i misfatti è giocare grosse somme di denaro (esattamente come ha fatto il terzetto in via del Garda, che ha infilato nelle fessure degli apparecchi quantità industriali di euro) e poi, a fine serata, contestare alla cassa presunte irregolarità nelle macchinette e il tentativo della sala, a dire loro, di fregarli.

Uno stratagemma che di solito finisce con la restituzione del malloppo investito nel gioco d’azzardo lecito e pure il grisbì ricavato in maniera fraudolenta scassinando le metaforiche «casseforti» fino a quel momento «coccolate» dagli altri giocatori di passaggio.
Il trambusto generato l’altra notte (come detto lo stesso che si ripete da anni in locali simili del Settentrione), e alimentato a gran voce da due di loro, disorienta addetti alla sicurezza e gestori e consente al terzo socio di svuotare le slot machine. Stavolta, però, il trucchetto non ha funzionato visto che la polizia ha subodorato l’inghippo e ha bloccato il gruppetto di amici prima del tempo. Di rapina, ovviamente, non si parla e nemmeno di reato tentato ma la perquisizione della macchina ha portato alla luce arnesi buoni per scassinare qualsiasi cosa (al momento, però, non associabili ad un programmato assalto alla «Las Vegas»). I tre, comunque, sono stati denunciati in stato di libertà e il loro veicolo trattenuto.

L’intervento della squadra volante del commissariato di polizia, comunque, conferma la particolare attenzione alla sicurezza e con un’azione preventiva ha evitato un’altra rapina ad una sala giochi.

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