Mart, Fugatti blinda Sgarbi: non si muove Il critico d'arte aveva duramente attaccato due consiglieri provinciali, polemica rovente

di Matthias Pfaender

Rischiava di finire ancora prima di iniziare l'avventura di Vittorio Sgarbi al Mart. Ieri il "presidente incaricato" del museo simbolo di Rovereto (deve ancora entrare in ruolo, ma le prossime elezioni europee hanno congelato tutto) ha rimesso il suo incarico nelle mani del presidente del Trentino Fugatti, che in serata ha ribadito la fiducia nel vulcanico critico d'arte: «Sgarbi rimane al suo posto».

L'annucio di Sgarbi è stato il colpo di coda del litigio a distanza del giorno prima con i consiglieri provinciali Ferrari (Pd) e Marini (M5s), "rei" di aver criticato le manovre della Provincia in vista della nomina ufficiale di Sgarbi. La questione è sempre quella della presunta incompatibilità di Sgarbi in quanto, appunto, deputato della Repubblica. Una querelle che è andata avanti diversi mesi, prima della parola definitiva di Cantone (Anac) che, molto in breve, ha scritto: ok Sgarbi al Mart, basta che non abbia deleghe operative. E dato che qualche delega operativa il presidente del Mart l'avrebbe, ecco il piano della giunta di modificare in Commissione il regolamento interno del museo per svuotare di operatività la figura apicale del cda. Una mossa che la Ferrari e Marini hanno definito, lunedì scorso, "pagliacciata".

La risposta di Sgarbi si è abbattuta sui due con inusitata, per gli standard del dibattito politico trentino, violenza. Ferrari e Marini sono stati chiamati depensanti, inetti, lautamente pagati per la loro assoluta incompetenza. Un fuoco di fila che ieri è valsa ai due la solidarietà di tanti colleghi in Consiglio. Ha iniziato Tonini (Pd) parlando di «dichiarazioni inaccettabili e inammissibili, del tutto fuori luogo». A stretto giro il presidente del Consiglio provinciale Kaswalder ha bollato le parole di Sgarbi come «estremamente pesanti nei termini e nei modi verso due consiglieri provinciali che hanno espresso liberamente le proprie opinioni». Per parte sua il consigliere di Futura 2018 Paolo Ghezzi ha condannato in commissione le parole di Sgarbi mentre l'ex presidente Rossi ha inviato una lettera privata. 

La risposta di Sgarbi, come ormai dovremmo aver imparato, non si è fatta attendere.
«Le mie dichiarazioni su due consiglieri che hanno offeso, con me, il presidente dell'Anac RaffaeleCantone (e su questo farò un'interrogazione parlamentare) hanno sollevato una serie di reazioni che sembrerebbero voler soffocare il mio diritto alla parola e alla difesa, dopo che i due "depensanti" hanno giudicato la mia nomina una "pagliacciata". Appare dunque evidente che la casta, diversamente dell'ottimo, elegante e sensibile Ugo Rossi (che ha manifestato le sue preoccupazioni discretamente) ha innalzato una barriera in difesa dei propri privilegi e delle indennità superiori, per ognuno dei consiglieri, ai 10mila euro.

Evidentemente ha disturbato il mio semplice riferimento alla sproporzione fra le improvvide, disinformate e irrispettose (verso Fugatti, la giunta, Cantone e me) dichiarazioni e gli emolumenti dei due consiglieri depensanti, soprattutto nel confronto con le mie riconosciute competenze e la gratuità della mia prestazione di presidente. Ma ,non volendo essere oggetto di aggressioni e di insulti, per i progetti che ho già elaborato, e posso proporre in sedi più rispettose e meno rissose, annuncio la mia disponibilità a restituire la mia "carica" nelle mani del presidente Fugatti». 

 

La risposta di Fugatti, nella serata di ieri: «Il professor Sgarbi ha accettato l'incarico a titolo gratuito, e crediamo che il suo operato debba essere valutato sulla base dei risultati che otterrà e non delle polemiche politiche prodotte ad arte». Ed è tornata la calma. Ma fino a quando?

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