Chiuso il negozio Aldrighettoni un pezzo di storia della città che se ne va: su internet?

di Nicola Guarnieri - NO

Era la più vecchia bottega della città, capace di far abbracciare commercio e artigianato. «Luigi Aldrighettoni» - attività avviata nel 1823 in S. Maria, all’epoca si chiamava via 2 Novembre - è in via Paoli dal 1964, allora periferia e ora praticamente centro storico in cerca di anima e identità. E Luigi si è sempre prodigato per rendere vivo e attrattivo questo quartiere che di fatto non lo è ma che cerca di offrire ai clienti lo spirito dei negozi-famiglia. Da novembre, però, Aldrighettoni è chiuso. «Per lavori in corso», c’è scritto sulle vetrate vuote e coperte dal classico triangolo giallo-rosso con l’omino stilizzato che scava. Le serrande abbassate sotto Natale, e che hanno continuato a rimanere tali anche a Pasqua, hanno alimentato le voci sull’addio definitivo dello storico esercizio. Quello, per capirci, che negli anni Venti del Novecento, in S. Maria, ha avuto come cliente moroso (nel senso che era squattrinato e segnava spese e interventi di manutenzione di Casa Rosetta) un certo Fortunato Depero. Il Mago del Futurismo era un giovane artista in cerca di gloria e portafoglio, dipingeva enormi galli che Giobatta Aldrighettoni (nonno di Luigi) non voleva nel suo ambiente. Arte difficile da capire che, si narra, l’anziano commerciante rimandasse puntualmente al mittente. Ma il credito, a Depero, lo ha sempre concesso: Mecenate inconsapevole. Dopo 196 anni, però, pare arrivato il momento di archiviare la storia. Questo, almeno, sostengono i «rumors». Ma <+nero>Luigi Aldrighettoni<+testo> stoppa le metaforiche campane a morto. «Sì, è chiuso ma solo perché ci siamo presi un periodo di riflessione dopo aver acquisito i locali che avevamo affittato alla Rurale».

Rilancio, dunque? «È la nostra intenzione, ci stiamo pensando. Ma non vogliamo proporre cose vecchie, vogliamo un nuovo tipo di commercio, al passo coi tempi, online. Perché è inutile nasconderlo, ormai comanda Internet».

Insomma, si chiude il baule dei ricordi con l’intenzione, quando e se non è ancora chiaro, di riaprire un futuribile (o futurista, in onore del glorioso cliente squattrinato del passato?) negozio all’avanguardia. Gli Aldrighettoni, d’altro canto, hanno sempre avuto lo sguardo lungo. Basti pensare che sono stati i primi a Rovereto a credere nel potere della lavatrice e a venderla tra lo scetticismo generale. Il negozio, in quegli anni, era in via Garibaldi dove tempo dopo sarebbe arrivata un’altra eccellenza roveretana, il ristorante «Al Borgo» stellato Michelin dello chef Rinaldo Dalsasso, consegnato alla memoria per far posto oggi ai profumi. Aldrighettoni, invece, nonostante i traslochi obbligati dalla pedonalizzazione della città, che mal si sposava con la vendita di lavatrici, ha resistito per due secoli, tramandando il mestiere di lattoniere e «idrico» (così si chiamavano nell’Ottocento gli idraulici) e offrendo ai roveretani le novità dell’epoca. «Appunto, quello che stiamo pensando di fare anche adesso. Questa pausa di riflessione con la bottega chiusa è proprio per rinnovarci e passare dalla vendita analogica a quella digitale. Stiamo valutando il percorso da seguire e la creazione di sinergie. Dopo 196 anni di storia vogliamo portare a Rovereto cose innovative. Oggi è Internet che comanda e quindi basta roba vecchia. L’intenzione è vendere gli stessi prodotti, accogliendo la clientela ma offrendo servizi diversi: ordine, garanzia, assistenza, montaggio. Restiamo artigiani ma in un’ottica di rete guidata dalla... rete. Mia figlia Cristina è a Milano proprio per valutare lo shop del futuro».
Le più vecchia bottega della città, dunque, è chiusa ma solo, pare, per ripresentarsi come la più nuova della città. Intanto, però, in via Paoli l’aria che si respira è di dismissione. E sarebbe davvero un brutto colpo per un’azienda che è stata iscritta nel registro ufficiale della parrocchia di S. Maria il 15 settembre 1823: «Aldrighettoni Giuseppe Damiano, idrico ufficiale di detta parrocchia».

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