Il tesoro dimenticato di S.Ilario Il Brione si attiva per la chiesetta

In tanti ci passano davanti ogni giorno senza farci neanche caso. Ma la chiesa di Sant'Ilario, affacciata sulla trafficatissima SS12 e costruita tra il 1921 e il 1922 all'interno dell'antico collegio dei padri concezionisti, oggi sede dell'Iti Marconi, nasconde un tesoro artistico, e con esso una storia, che rischia di cadere nel dimenticatoio. «L'ultima volta che si celebrò una messa fu nel 1997, oltre vent'anni fa. Poi più nulla.

Oggi questo spazio sacro vive una stagione di abbandono: conoscerlo per valorizzare questo patrimonio deve essere impegno di tutti», dichiara Umberto Moientale , storico locale ed ex assistente tecnico all'Istituto di viale Trento. Giovedì scorso, invitato al Brione negli spazi di Quartiere Solidale, ha tenuto un partecipato incontro sulla storia di quel sito. E la risposta dei presenti è stata tanto spontanea quanto determinata: va riaperto. Anche perché, fanno notare gli anziani del quartiere, molti dei quali avevano frequentato la chiesa prima che venisse costruito l'attuale centro pastorale di San Giuseppe, è un bene pubblico, di proprietà della provincia, e come tale chiediamo sia valorizzato. 

«Noi ci siamo. Potremmo garantire come volontari delle aperture durante l'anno, sul modello del comitato degli amici di San Colombano. Ma valorizzare questo patrimonio dev'essere impegno di tutti», afferma dal pubblico una signora. La mobilitazione è partita. 

Pur essendo sconosciuta ai più, la chiesa di Sant'Ilario, in realtà dedicata alla Vergine dell'Immacolata Concezione, è un'opera architettonica unica nel suo genere in Trentino: una costruzione a capanna, progettata dall'architetto Giorgio Wenter Marini e ispirata alle basiliche paleocristiane, dallo stile vagamente liberty. Divisa in tre navate sostenute da arcate intramezzate da colonne, le pareti interne e la facciata sono ornate con un apparato decorativo a graffito ricco di simbologie: pavoni, pellicani, fiori, sorgenti, melograni, stemmi di città, iscrizioni mistiche e, accanto agli episodi religiosi, molti altri affascinanti ricami pittorici, opere dei trentini Sebesta, Fraccalossi e dello stesso Marini. Tra le collaborazioni più illustri: la pala dell'altare maggiore dell'Immacolata Concezione, opera di Luigi Bonazza, e il Sacro Cuore, pregevole lavoro di Oddone Tomasi, che in occasione della festività di S.Ilario, in gennaio, i fedeli erano soliti sostituire con un'immagine del patrono realizzata da Cesarina Seppi.

Degno di nota è anche l'organo in ciliegio Mascioni nonché, per quanto riguarda il lato più affettivo, il monumento in ricordo dei caduti della Prima guerra mondiale della frazione. «Domenica 16 marzo 1997 fu l'ultima volta in cui si celebrò una funzione liturgica. Poi, con l'inaugurazione della chiesa di San Giuseppe, venne completamente abbandonata - racconta Moientale, che in questi anni ha cercato di riportare l'attenzione su questo luogo -. Con il Mart e gli studenti abbiamo organizzato alcuni laboratori sulla tecnica del graffito. Ma nulla più. A parte quando venne scelta come set cinematografico dalla Trentino film commission per una scena del film "Colpi di Fulmine"» con Christian De Sica. Per la cronaca rimasero tutti sbalorditi dalla ricchezza artistica custodita all'interno». 

Ora la comunità del Brione si attiva per riaprire l'amata chiesa. «Speriamo - auspicano gli abitanti del quartiere, in particolare le tante donne presenti - sia la volta buona. Ma serve il contributo di tutti, Provincia in primis, per la sua riapertura almeno in occasione delle feste rionali e della giornata dei palazzi aperti. Lo chiediamo come territorio: dopotutto si tratta di un bene pubblico».

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