A Rovereto il polo dei fanghi delle fogne, ma il Comune è contrario

Dalla bocciatura al via libera passando dalla Provincia. Rovereto, contrariamente a quanto sostenuto recentemente dal Comune, diventerà la metaforica «pattumiera» dei fanghi trentini. Il progetto della Ladurner di un impianto all’avanguardia per smaltire l’organico è stato infatti approvato ieri dalla giunta provinciale. E questo nonostante il «niet» di palazzo Pretorio, forte dell’opposizione decisa della commissione ambiente. Ma il parere dei commissari, e della stessa amministrazione comunale, non è vincolante e la Ladurner è la vincitrice di un appalto varato da piazza Dante nel 2009. L’ultima bocciatura roveretana è di fine dicembre ma la palla è ripassata alla Provincia che ha deciso di onorare l’impegno preso con la società bolzanina e dare il via libera al completamento dell’opera.

Al Navicello, dunque, sorgerà il polo trentino della «wet oxidation» con un impianto di essiccazione termica di ultima generazione. La Ladurner ha avviato l’iter già dieci anni fa investendo 8 milioni di euro. Ma il progetto è poi rimasto bloccato e mai più sistemato. Proprio per la contrarietà di Rovereto. E per riattivare i macchinari servono ancora 6 milioni che, da ieri, si potranno spendere visto che la giunta Fugatti ha liberato l’azienda altoatesina dallo stand by.
Cassata da tempo l’ipotesi di bruciare il biogas prodotto per produrre energia, tre anni fa si era deciso di virare su un completamento del trattamento del refluo per sgravare l’attiguo depuratore pubblico e smaltire in maniera più «moderna» i rifiuti umidi.
L’impianto, quando era stato presentato, era di quelli a basso impatto ambientale e che, tra l’altro, eliminava il percolato. Oltre agli scarti industriali organici erano previste le «spremiture» con riduzione allo stato gassoso dei rifiuti lattiero-caseari e, soprattutto, delle aziende vitivinicole, in parole povere i «resti» agroalimentari. Anche se ridimensionata, però, l’installazione approvata definitivamente dalla Provincia rimane all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e ambientale. Tant’è che prevede un’emissione di inquinanti nove volte inferiore rispetto al tetto normativo. La questione puzza, poi, è tenuta in debita considerazione. Anche se, nonostante gli accorgimenti, un qualche odore si potrebbe percepire ugualmente.
Il Navicello, comunque, rispetto a quanto annunciato dal Comune diventerà il centro provinciale per la trasformazione dei fanghi in gas grazie all’ok che ha sbloccato la pratica fermata da Rovereto per paura della puzza e del numero di camion in arrivo per scaricare umido. Perché l’odore dà nausea e crea disagio alla cittadinanza.

L’impianto, in origine, avrebbe dovuto servire per sostenere il depuratore. Che produce 3.500 tonnellate all’anno di fanghi solo con la città che salgono a 8 mila con il conferimento della Vallagarina. L’obiettivo finale era raggiungere l’autonomia energetica. Perché oggi per far funzionare il depuratore del Navicello si paga una bolletta da 65 mila euro al mese. Con l’approccio della Ladurner si risparmierebbero due terzi del costo della corrente. E in più, adesso, arriveranno i fanghi di tutto il resto del Trentino.

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