Attentato alla chiesa di San Rocco, il parroco: «Non ci fermano»

La Procura della Repubblica ha aperto un'inchiesta per «attentato con fini terroristici» sull'incendio dell'altra notte: sconosciuti hanno appiccato fuoco al portone della chiesa di San Rocco a Rovereto, tempio nel quale era stato allestito a Natale il «prespio pro-life» contro l'aborto delle «Sentinelle in piedi».

La comunità che si riunisce in San Rocco è al lavoro dall’altra mattina. Perché l’attività, tra quelle mura, non si è mai fermata, né si fermerà ora. Anzi. Come osserva il parroco don Matteo (in passato aggredito e schiaffeggiato da un gruppo di anarchici durante una manifestazione anti-abortista) , «è commovente vedere come, mentre in sacrestia si pregava, nella navata c’erano persone che pulivano, cercando di eliminare le tracce del fumo». Perché non appena è girata la voce di quel che era accaduto, in tanti si sono stretti attorno a don Matteo. E in tanti hanno dato la loro disponibilità per rimettere tutto a posto.

«Siamo in 180, e tra noi c’è molta amicizia e familiarità, che si crea attorno alla presenza di Cristo nell’Eucarestia - spiega il sacerdote - Ieri era davvero commovente vederli lavorare, la fuliggine è andata ovunque, sui banchi, sul pavimento, sulle tovaglie, sugli altari. Ma la nostra attività continua. Il portone è ora chiuso con un grosso pannello d cantiere, ma abbiamo usato una porta laterale, abbiamo creato un passaggio interno per permettere di riprendere l’attività ancora ieri (giovedì, ndr)». Nessun passo indietro nemmeno sull’attività pro life: «certo che continueremo, per fare presente la drammaticità di questa situazione, per insistere sulla necessità di una maggiore apertura alla vita e al senso della vita. Siamo di fronte ad una cultura presentata come forma di progresso, che ha prodotto una cultura di morte. Lo diciamo senza voler infierire su chi ha avuto un dramma di questo tipo, ma perché non si ripeta più».

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