Alla Solatrix di Rovereto si combatte l’anoressia

Via libera dalla giunta provinciale alla casa di cura privata Solatrix per la costruzione di un nuovo centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare: anoressia, bulimia e sindrome da alimentazione incontrollata. Per la nuova struttura, che i vertici di Solatrix contano di realizzare entro il 2019 sulla collina alle spalle della clinica, il gruppo Salus è pronto a investire oltre tre milioni di euro. Il nuovo centro, da venti posti letto accreditati, comporterà anche l’assunzione di 15 persone, tra sanitari, specialisti ed ausiliari, oltre l’indotto: l’orientamento operativo è infatti di essere polo attrattivo per pazienti da fuori provincia. Ed dovendo la maggior parte di questi essere accompagnata dai familiari, si prospetta una significativa ricaduta economica per l’accoglienza. Una volta realizzato, il centro sarà un unicum in regione «e significativamente più moderno e funzionale degli equivalenti nel Triveneto», come ha spiegato il direttore di Solatrix, il dottor Vito Bongiovanni.
La delibera di giunta 1566 ha quadruplicato la convenzione per posti letto per la cura dei disturbi del comportamento alimentare: da cinque a venti. «È l’input politico di cui avevamo bisogno - sottolinea Bongiovanni - per dare il via all’importante investimento». Il progetto è al momento di via di definizione da parte dello studio Artecno. Ma, in base alle richiesta della committenza, prevede, oltre ai posti letto, una piscina terapeutica, una palestra, una cucina didattica, diversi ambulatori e spazi per la socialità.
 
Sul piano normativo-autorizzativo, la questione per ora è solo nelle mani del Comune, che deve dare il placet urbanistico. Ma non dovrebbe essere un problema. Il sindaco Francesco Valduga si è espresso pubblicamente a favore del progetto e dell’attività della Solatrix in generale, della quale è uno sponsor anche nella partita per l’accreditamento con l’Apss dell’attività chirurgica.
La Solatrix sarà quindi il centro di riferimento provinciale, nell’ambito del «Piano per la Salute del Trentino 2015-2025», nel trattamento dei «disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia)» che lo stesso piano inserisce tra le «priorità di intervento nell’ambito della nutrizione clinica e preventiva».
 
«I disturbi dell’alimentazione, “DA”, pur con caratteristiche cliniche e psicopatologiche differenti, sono strettamente intercorrelati dalla presenza di un anomalo rapporto con il cibo, da un eccesso di preoccupazione per la forma fisica, da un’alterata percezione dell’immagine corporea e da una stretta correlazione tra questi fattori e i livelli di autostima. I DA - si legge nella delibera - se non trattati in tempi e metodi adeguati, possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute e, nei casi gravi, portare alla morte. (...) per l’anoressia e per la bulimia, negli ultimi decenni, c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi nell’età infantile, fino a casi di bambine di 8-9 anni, con conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente. Un esordio precoce può infatti comportare un rischio maggiore di danni permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico delle ossa e del sistema nervoso centrale». Una piaga sociale che per quanto riguarda l’anoressia nella stragrande maggioranza dei casi (per le stime ministeriali il 95,9%) colpisce le giovani donne e, sempre di più, le bambine. «Invece, per quanto riguarda la bulimia ogni anno si registrano 12 nuovi casi per 100mila persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi tra gli uomini».
 
La cura di questi pazienti richiede, oltre all’intervento precoce, la sinergia «tra professionisti con differenti specializzazioni (psichiatri, pediatri, psicologi, dietisti, specialisti in medicina interna)». «Il luogo ideale per il trattamento dei DA è l’ambulatorio. Il trattamento ambulatoriale, infatti, non interrompe la vita del paziente, come accade con il ricovero, e i cambiamenti tendono a persistere perché conseguiti dal paziente nel suo ambiente abituale. Il livello di assistenza ambulatoriale è il nucleo fondamentale dell’attività diagnostica e terapeutica e svolge funzione di filtro per i successivi livelli terapeutici, di ricovero riabilitativo e ordinario, in relazione agli elementi clinici emersi durante l’iter diagnostico, posto che un certo numero di pazienti (circa il 30%) non risponde al trattamento ambulatoriale e ha bisogno di cure intensive. La terapia ambulatoriale intensiva va attuata in un centro specializzato. Il ricovero riabilitativo, a livello residenziale e ospedaliero, rappresenta il livello di cura più intenso».
E qui entra in «gioco» la Solatrix. «In ordine alla riabilitazione intensiva ospedaliera - si legge in delibera - si ravvisa l’opportunità, al fine di garantire adeguati volumi di attività nonché in un’ottica di favorire la mobilità attiva, che il modulo organizzativo della Casa di cura Solatrix sia costituito da una dotazione di 20 posti letto. Si conferma, in via provvisoria, un fabbisogno provinciale di 5 posti letto ordinari, già accreditati. I restanti 15 posti letto, da destinare all’utenza extraprovinciale, potranno essere accreditati».

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