Rovereto, la grande fuga dai terreni agricoli

di Matthias Pfaender

La «Banca della Terra» arriva a Rovereto. La finalità del progetto è, spiegano da Piazza Dante, «raccordare fenomeni di abbandono e mancata coltivazione, concorrenti alla riduzione delle potenzialità produttive rurali e al degrado paesaggistico, con l'esigenza di facilitare il reperimento sul mercato fondiario di superfici, per l'avviamento di nuove imprese agricole». In parole semplici: mettere in contatto proprietari di terreni agricoli incolti con potenziali coltivatori. Le motivazioni sono evidenti: un territorio non curato è meno attraente, meno sicuro, di minor valore economico.
Ma qual è la situazione a Rovereto? L'ultimo studio integrato a ampio spettro è del 2016 ad opera della Comunità della Vallagarina nell'ambito del Piano territoriale di Comunità. I dati riportati abbracciano 34 anni di sviluppo urbanistico-economico. E ci raccontano di un territorio agricolo in crollo verticale.
Nel 1982 gli ettari coltivati (aree agricole ed aree agricole di pregio) a Rovereto erano 990 (29 a frutteto, 944 a vigneto e 17 a seminativo). Nel 2010 erano diventati 519, e nel 2016 solo 496 (34 a frutteto, 419 a vigneto e 16 a seminativo). Un dimezzamento dovuto anche certamente allo sviluppo urbanistico, la famigerata corsa del mattone terminata traumaticamente nel 2009 contro il muro della crisi economica. Ma anche a fenomeni di abbandono dei fondi. «Non si può affermare con certezza - spiegano i tecnici - che tutte le superfici sottratte all'agricoltura siano state convertite ai fini edificatori o infrastrutturali poiché potrebbero essere state semplicemente dismesse, ma rimane comunque indicativa la perdita delle funzioni e delle potenzialità originarie. É evidente che se l'obiettivo del Piano territoriale di comunità è quello del "riequilibrio territoriale" questa tendenza deve essere non solo contrastata, ma invertita, poiché se confermata in poco più di un secolo (circa 130 anni) porterebbe alla progressiva scomparsa dei terreni agricoli della valle». Un obiettivo che abbraccia per forza di cose anche la dimensione economica della Vallagarina: «Negli ultimi sei anni - riporta il dossier di via Tommaseo - il numero delle imprese agricole in Vallagarina è andato progressivamente riducendosi (meno 15,18%). La tendenza più marcata riguarda i comparti viticoli dove si è registrata una contrazione di circa il 12,17%. Risulta invece quasi stabile il numero delle aziende frutticole e zootecniche». Unico, ma significativo, indicatore opposto, lo sviluppo delle coltivazioni biologiche: da 11 (2011) a 20 (2016).
E quindi ecco la banca della terra: «Il Comune - fanno sapere da Palazzo Pretorio - ha in atto da tempo una serie di progetti su porzioni di terreno inutilizzato che sono stati destinati ad attività agricole. Ricordiamo i terreni in zona tiro a segno/Baldresca, via Ronchi e Brione (destinati da molti anni ad orti per anziani); il terreno in zona Zigherane per orto comunitario e i terrazzamenti in zona Brione per progetti sociali. Sono stati recuperati ad uso agricolo alcuni terreni di proprietà comunale, attualmente coltivati da privati sulla base di apposite autorizzazioni patrimoniali: appezzamenti di modesta entità siti in località Zigherane, Noriglio (ex Cartiera), Marco e Lizzana. Dunque prima ancora dell'istituzione della Banca della Terra la città si è mossa per utilizzare creativamente i propri beni. Ora però si passa ad una fase superiore: la creazione di un inventario dei terreni pubblici e privati incolti, che i proprietari possono mettere temporaneamente a disposizione di quanti ne facciano richiesta per rimetterli in produzione. Il tutto coerentemente con la filosofia della banca della terra istituita dalla Provincia.
Tutte le info sul sito del Comune: www.comune.rovereto.tn.it/

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