Un kit per fuggire dalla violenza: plaid, spazzolini e quaderni

Picchiate o semplicemente umiliate a parole poco importa. Per molte, troppe donne la casa non è più una tana dove ripararsi dalla negatività del mondo, dove ritemprarsi dalla fatica quotidiana, dove essere coccolate dagli affetti familiari ma piuttosto una prigione, un luogo di torture, un incubo domestico. La violenza sulle donne, che sempre più spesso sfocia nel femminicidio, è ormai una piaga sociale uscita dall’omertà e assolutamente da affrontare. Anche con interventi che magari non risolveranno il problema ma che, concretamente, sono di sostegno e di stimolo a chi vuole uscire da un tunnel disumano e devastante.

L’aiuto arriva dal privato e, tra l’altro, per la prima volta riunisce i Rotary club della provincia che si sono spesi insieme nel progetto «Respect Woman». In estrema sintesi si tratta di un kit per le donne in fuga, un pacchetto di sostegno non economico ma comunque vitale per chi decide di recidere la catena e chiedere aiuto ai servizi sociali per iniziare una nuova vita fuori dall’incubo. In pratica è una borsa con un plaid e lenzuola, il necessarie per l’igiene personale, dentifricio e spazzolino compresi, e un pacco con quaderni, matite colorate e pennarelli per i bambini scappati assieme alla mamma. Un piccolo segno, dunque, ma molto significativo per le donne vittime di violenza. I 100 kit (50 per mamme e 50 per bambini) sono stati consegnati agli assessori alle politiche sociali dei Comuni di Rovereto, Mauro Previdi, e di Trento, Mariachiara Franzoia, dai presidenti dei Rotary.

I numeri del fenomeno, d’altro canto, sono pesanti e inquietanti. Secondo l’Istat sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% tra i 16 e i 70 anni. Il 20,2% è stata picchiata, il 21% abusata, il 5,4% stuprata. In Trentino, nel 2015, sono state quasi 600 le denunce sporte da donne per reati ascrivibili a episodi potenzialmente connessi a violenza di genere. I dati statistici del quinquennio, poi, registrano 18 denunce ogni mille abitanti.
«L’aggravante - spiegano in coro gli assessori Previdi e Franzoia - è rappresentata dalla consapevolezza che molti episodi di violenza non vengono denunciati e che la metà delle denunce raccolte vede come presunto autore un uomo proveniente dall’ambito familiare».

L’iniziativa è l’atto finale di un lungo cammino cadenzato da tappe di formazione e informazione e la donazione andrà alla rete di associazioni che operano con strutture di accoglienza. Un impegno che i Rotary Club - rappresentati da Alessandro Piccoli, Lucia Silli, Antonio Frattari e Bruno Ambrosini - stanno portando avanti da un anno con incontri nelle scuole, spettacoli teatrali e discussione del problema con oltre 1.600 persone.
E, tra l’altro, si tratta di donne che aiutano le donne. Perché a confezionare i kit sono proprio le donne con disagio (molte in fuga proprio dalla violenza domestica) a cui dà assistenza la cooperativa Punto d’Approdo grazie al laboratorio «Le Formichine».

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