«Rovereto è cresciuta bene, è una città che sa accogliere»

Nei vent’anni che ha trascorso alla guida della stazione dei carabinieri di Rovereto, Domenico Catalano ha salutato una serie di comandanti di compagnia che si sono avvicendati nella caserma di largo Dalla Chiesa. «Ma anche una serie di sindaci» aggiunge lui stesso sorridendo e ripensando a questo lungo capito della sua vita.


In Trentino ci è arrivato giovanissimo, prima per un anno a Cles e poi ad Ala, dove ha lavorato in caserma per quattro anni e mezzo. Un passaggio ad Avio, dov’è stato comandante della stazione. A Rovereto è stato destinato nel 1998 e mai ordine fu più piacevole, dal momento che questa città gli è rimasta nel cuore. Da oggi il neo sottotenente Domenico Catalano non lavorerà più qui, ha assunto il comando del Nucleo operativo radiomobile di Riv a del Garda, «ma Rovereto non la lascerò mai», confessa.

Sottotenente Catalano, com’è cambiata la città negli ultimi vent’anni che lei ha trascorso da comandante della stazione dei carabinieri di Rovereto?
«È cambiata in meglio questo città. Ha affrontato alla grande le nuove sfide a livello internazionale, perché l’integrazione è eccellente e sta rispondendo bene anche a questa nuova ripresa economica che si comincia a percepire».

L’integrazione dunque per lei è stata la svolta più importante di quest’ultimo periodo.
«Sì, le comunità straniere si sono integrate molto bene a Rovereto. E lo dico da quel punto di vista di osservatore sociale che ho potuto avere. Questo l’ha resa una città migliore».

Che cosa ha permesso questo?
«Il fatto che Rovereto è una città di grande cultura e questa sua propensione all’apprendimento l’ha trasmessa ai nuovi roveretani, che diventeranno un elemento di pregio in tutto».

Personalmente cosa le ha lasciato questa città?
«Mi ha dato moltissimo, mi ha reso una persona migliore e lo dico senza retorica. Qui, dalle persone, ho ricevuto più di quanto abbia dato in tutti questi anni. Mi sono impegnato molto nel mio lavoro, ho dato a questa città ma sono certo di andarmene avendo ricevuto ancora di più».

Qui ha costruito la sua famiglia.
«Mio figlio è cresciuto ed ha studiato a Rovereto e ora fa il ricercatore di fisica in Svezia dopo essersi laureato a Trento. Con mia moglie in questo città ho sempre vissuto una vita serena, ricevendo molto affetto e simpatia. Da qui non me ne andrò mai».

Di questo lungo periodo in cui ha vissuto appieno la città, sia sul lavoro che sul piano personale, le rimane qualche rimpianto?
«Non ho nessun ricordo negativo. Sono arrivato a Rovereto carico di entusiasmo e con il cuore aperto. Ho conosciuto diversi comandanti ma anche parecchi sindaci diversi ma di ricordi brutti non ne ho proprio».

Così come i roveretani che hanno potuto conoscere ed apprezzare il sottotenente Catalano avranno solo ricordi positivi di un uomo che veste la divisa con professionalità ma anche con una grande umanità. «Ha saputo conquistare la benevolenza di tutti con il suo fare molto professionale e sempre garbato - raccontano anche i suoi colleghi descrivendolo -. Palermitano di origine e laureato in Scienze dell’amministrazione, oltre ai suoi gravosi incarichi di comandante di stazione, ha coadiuvato nel comando interinale della Compagnia il maggiore Massimo Di Lena». Quest’ultimo ha voluto rivolgere a Catalano un saluto particolare nel sottolineare «la sua splendida figura di sottufficiale dell’Arma dei carabinieri, augurandogli analogo successo nella nuova veste».

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