«Drogati» di gioco d'azzardo a 16 anni La nuova piaga sociale è ora il «ludopatico 2.0»

di Nicola Guarnieri

La crisi sembra essere alle spalle ma, come dopo ogni cataclisma, sul terreno rimangono le macerie. Che da un punto di vista sociale sono molte e preoccupanti. Tanto da spingere le associazioni e gli enti che si occupano di assistenza a fare rete per non disperdere nemmeno un euro di aiuti. La povertà, insomma, è concreta, reale e palpabile e coinvolge centinaia di famiglie di Rovereto e della Vallagarina. Per andare incontro a questa emergenza post-crisi sono stati attivati molti interventi grazie al Cedas e alle parrocchie. E un contributo determinante è arrivato dal Fondo di solidarietà attivato dal decanato con il sostegno dei fedeli alle iniziative di solidarietà cittadina. 

Tra gli effetti devastanti della lunghissima congiuntura economica iniziata nel 2008 c'è il ricorso sempre maggiore al gioco d'azzardo. Il miraggio di sbarcare il lunario affidando la propria sorte e la propria vita ad una slot machine ha infatti spinto tantissime persone a dilapidare pensioni e salari già minimi in macchinette infernali o altre chimere statali che promettono denaro. E questa è un'altra piaga sociale che sta minando l'intera collettività.  

Ma se fino a ieri il volto del giocatore incallito era quello di un anziano o di una donna sola, grazie ai centri di ascolto pastorali emerge una nuova realtà assai più preoccupante. Perché quest'anno si è palesato tra le piaghe sociali della comunità lagarina, il ludopatico 2.0. Un termine «tecnologico» che indica perfettamente i «drogati» da gioco d'azzardo dei tempi moderni. «Purtroppo è un fenomeno in crescita ma poco conosciuto - conferma Graziano Manica - e riguarda ragazzi di 16 anni. Mentre gli adulti vanno nelle edicole e nelle sale giochi i giovani puntano solo online. E qui, in Internet, basta autocertificare che si è maggiorenni e si può entrare». 

Con che soldi puntano? «Spesso usano le carte di credito dei genitori. Tant'è che ce ne siamo accorti proprio gestendo il bilancio familiare. Gli estratti conto registrano prelievi anche importanti. È un problema, chiaramente, perché a quell'età entrare nella spirale della ludopatia è ancora più grave». Ma se gli adulti e gli anziani giocano con la speranza di fare il botto, di incassare soldi svoltare dalla parentesi economica negativa, cosa cercano i ragazzi? «Compagnia, di fatto. A spingere alla ludopatia, come alle altre dipendenze - risponde il responsabile della Caritas Roberto Ferrari - è la solitudine. Si diventa dipendenti dell'azzardo perché si è soli e si buttano via tantissimi soldi». 

La ludopatia, insomma, è la nuova emergenza sociale. Con l'aggravante che ha tirato dentro a forza tra le sue spire anche i postadolescenti. Per le associazioni di volontariato è davvero la droga del Duemila. «Sicuramente è una dipendenza anche se, rispetto a quelle classiche che conosciamo bene come le sostanze stupefacenti e l'alcol questa non è visibile, non è inserita in alcuni ambiti sociali ben definiti e si vive in maniera più intimistica, senza condividerla con gli altri. Per questo è più difficile scoprirla e sconfiggerla». 

Grazie alla gestione del bilancio familiare, dunque, i cinquanta volontari di Caritas e parrocchie di Rovereto hanno scoperchiato un pentolone pericoloso e terribile. «Purtroppo un terzo di chi si rivolge da noi ha problemi di gioco. E lo si capisce proprio dagli estratti conto, dai prelievi del bancomat, dalle carte di credito».  I nuovi poveri, dunque, sono quelli che si sono rovinati da soli ai quali vanno aggiunti, ahimè, anche i loro figli non ancora in grado di ottenere la patente di guida ma già pronti a dilapidare paghette e oltre. E si tratta perlopiù di italiani, numero in crescita anche tra chi si rivolge ai centri di assistenza. L'incidenza dei roveretani, diciamo così, doc è infatti del 33% del totale. Per contro c'è un deciso calo degli stranieri che chiedono aiuto.

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