Fibrosi cistica, a Rovereto un centro eccellente

Ha ottenuto la certificazione della Lifc

La fibrosi cistica da oggi nel reparto di pediatria dell’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto si cura all’interno di un Centro di supporto provinciale accreditato all’eccellenza secondo gli standard della Società italiana fibrosi cistica e della Lega italiana fibrosi cistica. La commissione esaminatrice che nel mese di settembre ha visitato il reparto ha infatti «promosso» a pieni voti questa realtà. «Ottenendo un punteggio di 3.691, a fronte di un indicatore che richiedeva almeno 1.500 punti per ottenere la certificazione, il centro di Rovereto si colloca ad un livello di eccellenza assoluta» ha precisato ieri il direttore dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari Paolo Bordon che ha voluto partecipare alla conferenza stampa organizzata per illustrare questo importante risultato. «La certificazione è motivo di soddisfazione per la presidente della Lifc trentina Angela Trenti e per il segretario Luca Tomasi, ma questo è anche l’inizio di un impegno organizzativo importante per noi» aggiunge il direttore dell’Apss. Che formula anche un aspicio per l’intero ospedale: «Spero che con questa certificazione  si apra una stagione di nuovi progetti d’eccellenza per Rovereto».

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«Il compito più gravoso ora sarà quello di mantenere questi livelli» ammette il primario del reparto di pediatria che ospita il centro, il dottor Ermanno Baldo. Con lui nel 2007 è nato il centro per la fibrosi cistica in supporto a quello di Verona, che con i suoi settecento pazienti è il più grosso d’Europa. Di passi avanti da allora ne sono stati fatti tanti ed è stata la stessa commissione esaminatrice della Licf a metterli in luce nella relazione che motiva la certificazione ottenuta dal centro roveretano.

Angela Trenti, presidente della sezione trentina della Lifc, ieri l’ha ricordato davanti a tutti: «Il grazie per questo va anche al personale del reparto. Questo risultato non lo abbiamo raggiunto solo per aver rispettato le linee guida che ci avevano chiesto ma per il rapporto che queste persone sanno instaurare con i pazienti». Un aspetto questo che ha anche una grade valenza sotto il profilo umano. «Il desiderio di accreditare questo centro era partito proprio dai suoi pazienti» ha aggiunto Trenti. «E noi come Licf ci siamo fatti portavoce di questa richiesta». Il Trentino rispetto ad altre realtà ha numeri ridotti sia in termini di popolazione che di professionisti. «Siamo bravi ma anche fragili - faceva notare ieri il dottor Baldo - per questo abbiamo deciso di appoggiarci agli altri reparti. Abbiamo una radiologa che lavora per noi, un microbiologa e il rapporto con l’Università ci permette di tenere costantemente aggiornata una banca dati sulla genetica dei batteri. Questi sono solo alcuni esempi delle collaborazioni che abbiamo avviato e che siamo riusciti a trasformare in punti di forza, pur essendo all’origine delle debolezze». È proprio questo il modello vincente per Rovereto, che la Lifc attraverso questo certificazione proverà ad esportare.

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