Il coro di Sant'Ilario con il Ruggito del Coniglio

di Nicola Guarnieri

Che la coralità sia un pezzo di anima del Trentino è risaputo. Ma c’è un coro che, da solo, rappresenta Rovereto nel mondo. Un’eccellenza, si direbbe adesso, e lo è davvero. Non solo per le capacità tecniche e l’impegno ma per i prestigiosi riconoscimenti raccolti in quasi quarant’anni di vita.

Il coro Sant’Ilario, dopo aver incantato le platee più varie ed esigenti ed aver calcato i palchi più prestigiosi, si esibirà dal vivo per qualche milione di ascoltatori interessati. Non è un’esagerazione, visto che il sodalizio lagarino, il prossimo 28 maggio, canterà in diretta nazionale su Radio2 la sigla del «Ruggito del Coniglio», trasmissione culto della mattina in trasferta per un week end (con la formula del «Coniglio Relax») al Melotti di corso Bettini, il salotto buono del Mart.

Per i milioni di appassionati del fortunato programma ideato e condotto da Marco Presta e Antonello Dose (con cui collabora l’attore roveretano Giancarlo Ratti, che quel fine settimana giocherà in casa) il motivetto che apre e chiude le mattinate spensierate del secondo canale radio della Rai (una delle arie più note, da anni, del Bel Paese) sarà dunque affidato al coro Sant’Ilario.

Dopo le performance di altissimo livello e i duetti impegnati che hanno deliziato le orecchie degli intenditori, i cantori della città della Quercia si cimenteranno con il «profano» e con le orecchie ben più grandi dei «conigli» nazionali. Perché saranno loro a diffondere con quel «richete rachete» che accompagna da svariati anni gli italiani all’ascolto del più amato degli elettrodomestici.

In fin dei conti, i leporidi tricolori sono davvero tantissimi e, soprattutto, dell’età più disparata. Per questo intonare l’inno dei fedelissimi del programma più cult dell’etere testimonia la grandezza e, appunto, l’eccellenza del coro Sant’Ilario.

Che negli ultimi anni è stato chiamato ad esibizioni d’altissimo bordo: nel 2015, per esempio, ha cantato «Volare» alla chiusura dell’Expo a Milano e nel 2007 è salito addirittura sul palco del Festival di Sanremo per accompagnare Antonella Ruggiero nel brano «Canzone fra le guerre».

Prima di diffondere le voci dei propri coristi in tutto lo Stivale, comunque, c’è tempo per un altro concerto d’eccezione nella bomboniera artistica di Rovereto, il settecentesco teatro Zandonai. Sabato prossimo, infatti, il Sant’Ilario festeggerà i primi 30 anni di direzione del maestro Antonio Pileggi.

L’evento, intitolato «Uomini fuori dal coro - l’avventura musicale (e non) del coro S. Ilario», sarà uno spettacolo di parole e di musica, il racconto dell’esperienza di un sodalizio legato alle canzoni e alla propria storia, di percorso arricchito nel tempo con l’innovazione, i viaggi e gli incontri ma soprattutto i sentimenti e le emozioni condivise da tutti i protagonisti di questa fantastica passione.

Attraverso i canti della tradizione e quelli più moderni si ripercorreranno le tappe che hanno reso il coro ciò che è adesso: una squadra affiatata di uomini uniti dall’amore per la musica e dalla voglia di trasmettere stimoli positivi. Rimasti intatti dal 1979, quando a dirigere le voci era Stefano Balter con la benedizione di don Beppino Conci, parroco di Sant’Ilario. E quando il primo palcoscenico calcato più per fede che per ambizione era quello della chiesa romanica della piccola frazione alla porta Nord della città, diventata poi il simbolo del coro, un marchio che adesso conoscono in tutto il mondo. Perché le nostre eccellenze da esportazione nascono anche in piccoli borghi e, perché no, durante una messa cantata.

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