La rapina per i Kinder va in Cassazione Condannato a dieci mesi spera nella suprema corte

di Chiara Zomer

Quando si troveranno sulla scrivania quel fascicolo, non è escluso che ai giudici della Corte di Cassazione scappi un sorriso. Perché è arrivato fin lì, fino alla Suprema Corte, la vicenda dell'ovetto Kinder trafugato a Rovereto dal negozio Erik moda di piazzale Orsi. L'avvocato Beppe Pontrelli, che difende il ventenne pizzicato con la sorpresa in tasca senza essere passato dalla cassa, non ha infatti intenzione di arrendersi. Anche perché la pena non è leggera: 10 mesi, pur con la sospensione condizionale. Una mazzata dovuta alla qualificazione giuridica del fatto: preso l'ovetto, il giovane si è allontanato dal negozio e, quando una commessa l'ha inseguito, lui si è divincolato facendola cadere a terra. Questo il punto. Per il nostro codice penale, questo non è furto. È rapina impropria, perché il giovane ha usato la violenza nella fuga. Ecco il perché della condanna, non leggera. Ed ecco perché il ragazzo, incensurato, ha deciso di andare fino in fondo: dopo l'Appello, che gli ha dato torto, ora conta sui giudici della Cassazione.

Della vicenda avevamo parlato quasi due anni fa, quando sono cominciati i guai per il roveretano, ma i fatti risalgono a qualche mese prima. Il giovane era andato nel negozio Erik moda di piazzale Orsi e - stando alla ricostruzione della difesa - aveva notato quegli ovetti Kinder, sul bancone, vicino ad un contenitore di caramelle. Dopo aver visto un cliente che si prendeva una caramella, il giovane ha detto di aver pensato che si trattasse di un cadeau per i clienti. Quindi ha preso quell'ovetto - prezzo di listino 1,50 euro - e se l'è messo in tasca. La tesi della difesa è che, appunto, non immaginava si trattasse di un furto, perché il negozio è un punto vendita specializzato soprattutto in capi d'abbigliamento.

Ma il suo problema, come detto, non è il furto. Su quello magari si sarebbe pure potuto mettere d'accordo con i titolari, evitando la querela. In fin dei conti si trattava di un'incomprensione o, a pensar male, di un furto sì, ma risibile dal punto di vista del valore. Il problema vero, per il ventenne roveretano, è che il suo comportamento immediatamente dopo aver allungato le mani su quell'ovetto Kinder l'ha inguaiato ben più di quanto non potesse immaginare.

Il ragazzo si è infatti allontanato dal negozio senza acquistare nulla. Peccato che una commessa l'abbia visto prendere un ovetto, quindi l'abbia seguito per reclamare i suoi 1,50 euro. Lui a quel punto, stando all'accusa, deve aver perso la testa. Quando la giovane gli ha afferrato un braccio per bloccarlo, lui si sarebbe divincolato, facendole perdere l'equilibrio. La ragazza è caduta a terra. Da quel punto in poi poteva andare solo male: la ragazza ha chiesto aiuto, altri colleghi sono accorsi e hanno fermato il giovane, mentre venivano chiamati i carabinieri. E qui ci si è messo il codice penale, che tanto elastico non è. Se per fuggire si usa la violenza - e i giudici hanno ritenuto che far cadere qualcuno a terra fosse violenza - il reato da furto si trasforma subito in rapina impropria. Con le pene conseguenti. Da qui il processo, a suo tempo, e la condanna: 10 mesi in abbreviato. In Appello non è andata meglio: pena confermata. Ora è stato depositato il ricorso in Cassazione. L'ultima possibilità. E tutto per un po' di cioccolato con sorpresa.

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