Addio Aldo Farinati, storico sindacalista

Si è spento nella notte del 31 dicembre Aldo Farinati. Aveva 93 anni, compiuti lo scorso 2 dicembre. Era ricoverato da fine novembre nel reparto di geriatria del Santa Maria del Carmine di Rovereto a seguito di un ictus. Volto storico del sindacato trentino, Aldo Farinati nasce a Lizzanella di Rovereto il 2 dicembre 1920, primo di cinque fratelli

di Matthias Pfaender

aldo farinatiSi è spento nella notte del 31 dicembre Aldo Farinati. Aveva 93 anni, compiuti lo scorso 2 dicembre. Era ricoverato da fine novembre nel reparto di geriatria del Santa Maria del Carmine di Rovereto a seguito di un ictus.

Volto storico del sindacato trentino, Aldo Farinati nasce a Lizzanella di Rovereto il 2 dicembre 1920, primo di cinque fratelli. A soli 3 anni conosce l’emigrazione. Con papà Mario, mamma Eletta Rubol ed il fratellino Ugo, va a Nerac, cittadina tra le colline della Lot e Garonne, nella Gascogne francese ai piedi dei Pirenei tra Tolosa e Bordeaux, dove frequenta le scuole elementari e sin da piccolo aiuta la famiglia nell’agricoltura e nell’allevamento di bestiame. In Francia nascono il fratello Giancarlo e le sorelle Ivonne e Gina.

Nel 1937 la famiglia ritorna in Italia e si stabilisce nuovamente a Lizzanella, mentre Aldo inizia a lavorare per un paio d’anni. Ma nel 1939 è chiamato al servizio di leva, in fanteria a Trento. La guerra è vicina, dopo alcuni spostamenti sul fronte piemontese, Aldo s’imbarca a Napoli per vivere in prima persona le vicende belliche in Nord – Africa. Nel tardo 1942, poco prima della tragica battaglia di El Alamein, è fatto prigioniero dagli inglesi, che via nave lo conducono prima a Glasgow e poi per quasi altri due anni lo trattengono in un campo vicino a Chester. Il 2 giugno 1946 ritorna a Rovereto.

Entra quasi subito quale operaio alla Cartiera di Rovereto, dove lavorerà per oltre 38 anni. Si fa ben presto apprezzare dai colleghi, entra nella Commissione interna della fabbrica, per poi divenire delegato sindacale nella Cgil. A metà degli Anni ’60 entra nel Direttivo provinciale della Filpc – Cgil ( Federazione Italiana Lavoratori Poligrafici e Cartai - CGIL ), divenendone dopo pochi anni il segretario provinciale, e lo sarà per tutti gli Anni ’70, come sarà pure membro della segreteria della Cgil trentina. Si distingue fin da subito per le sue riconosciute doti di sindacalista deciso quanto leale e corretto, uomo del dialogo, si rivela stratega in ogni trattativa. Le sue capacità vengono riconosciute anche dalle controparti, sia in Trentino che a livello nazionale, dove diviene componente della segreteria nazionale della categoria. Sono anni in cui i contratti di lavoro sono passaggi difficili quanto depositari di diritti e di rinnovate condizioni di lavoro di importanza storica. E’ certamente figura di riferimento del sindacato trentino e non solo. Di fede socialista, ha sempre visto e vissuto la libertà, la dignità, la giustizia sociale, i diritti ed i doveri quali valori indissolubili l’ un l’altro per il bene di ogni essere umano. “…vivi e lascia vivere…”, frase che ripeteva spesso, è stata la sua filosofia di vita. La sua forza è stata anche aver sempre ben distinto la politica dall'attività sindacale.

Raggiunta la pensione, si dedica alla famiglia, non disdegnando occasionali incontri con i “vecchi“ compagni. E’ vicino amorevolmente, nella lunga malattia, all’amata moglie Rosetta. Il 23 gennaio 1998, in occasione del Centenario della Cgil del Trentino, viene premiato e calorosamente salutato dal Segretario Generale della Cgil Sergio Cofferati, in una strapiena Sala della Cooperazione di Trento.

Nel 2004 conosce l’immensa gioia di diventare nonno con la nascita del nipote Riccardo, figlio di Paolo, già assessore di Rovereto, che vede crescere e si coccola fino alla fine.

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