Animali / Il caso

Gabbiani trovati morti sulle spiagge del Garda: non si esclude l’ipotesi dell’aviaria

La preoccupazione nasce dalla possibilità che il virus possa raggiungere anche gli allevamenti avicoli lombardi e veneti, dove si contano decine di migliaia di polli da allevamento. Si attendo risposte dall'Istituto zooprofilattico delle Tre Venezie (lo stesso che sta indagando sul lupo ucciso a Nago)

LAGO DI GARDA. Negli ultimi giorni sono state rinvenute decine di carcasse di gabbiani morti lungo le spiagge del basso lago di Garda, in particolare finora nella zona di Desenzano. I numeri sono tali da far pensare a un evento di tipo epidemico e il pensiero inevitabilmente va subito al virus dell'aviaria, sempre più diffuso tra gli animali selvatici in Veneto e in Lombardia, per ora meno in Trentino.

Nei giorni scorsi erano stati individuati diversi esemplari di gabbiano senza vita, ma due giorni fa si è arrivati a trovarne un gran numero (alcune decine) morti a pochi metri di distanza sulla stessa spiaggia.

A segnalare i primi casi sono stati i volontari del Wwf di Brescia e Bergamo, ma ora sono intervenuti anche i tecnici dell'Azienda tutela alla salute del capoluogo bresciano, che hanno prelevato le carcasse e le hanno inviate all'Istituto zooprofilattico delle Tre Venezie, a Padova, per un'analisi più accurata necessaria a stabilire con certezza la causa della morte.

Altri ritrovamenti verso Sirmione. La prospettiva peggiore, ovviamente, sarebbe proprio quella di un contagio diffuso del virus H5N1 nella sua ultima variante HPAI, che sarebbe in rapida diffusione in Italia tra gli animali selvatici. La preoccupazione nasce dalla possibilità che il virus possa raggiungere anche gli allevamenti avicoli lombardi e veneti, dove si contano decine di migliaia di polli da allevamento.

Senza dimenticare che sono già stati documenti casi di trasferimento del virus dagli uccelli ai mammiferi e anche all'uomo, anche se finora nessuna variante sembra essere stata oggetto di contagio diretto tra esseri umani.

In attesa che dall'Istituto zooprofilattico arrivino risposte definitive, restano sul campo almeno formalmente altre ipotesi. Quella di un avvelenamento volontario o colposo prodotto da azione umana (ma è oggettivamente poco probabile) ma anche quella che i gabbiani della zona siano venuti a contatto con la tossina del botulino, che già a fine estate avrebbe causato sempre nel basso lago una morìa di cigni e anatre lacustri.

Per evitare comunque rischi sanitari il Wwf ha chiesto la rimozione di tutte le carcasse dal lungolago di Desenzano e dintorni. Non si segnalano, finora, decessi sospetti di gabbiani nel Garda trentino.

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