Emergenza / Problema

Dalla chiamata all'allarme 9 minuti: soccorsi sul Garda, il duro atto d’accusa del comandante dei vigili del fuoco

Cinque passaggi, dal 112 alla Capitaneria di Porto di Venezia, che chiama quella di Salò, che chiama il 115 a Trento, che chiama i pompieri rivani. E ad ogni passaggio va fatta «l’intervista» a chi sta chiamando

di Paolo Liserre

RIVA. Nove minuti. Un lasso di tempo eterno quando ti trovi nel bel mezzo di una situazione d'emergenza, magari in mezzo al lago e lontano dalla costa. E non è finita, perché a quei nove interminabili minuti ce ne devi aggiungere altri per consentire ai soccorsi di prepararsi e arrivare. Facciamo 15 in tutto (se va bene)?

Ci può stare, almeno in media. «Il sistema così non funziona, l'utente che deve essere soccorso non ha tempo da perdere» ha denunciato il comandante del Vigili del Fuoco volontari di Riva del Garda Graziano Boroni nel corso dell'assemblea ordinaria del corpo, alla presenza tra gli altri dell'assessore provinciale Achille Spinelli, della sindaca Cristina Santi, del vicepresidente della federazione Luigi Maturi e dell'ispettore distrettuale Marco Menegatti.

Un grido d'allarme forte e autorevole che si aggiunge ad altri problemi finanziari e operativi coi quali il Corpo dei Vigili del Fuoco volontari di Riva (che comprende anche i colleghi di Nago Torbole) deve suo malgrado fare i conti ormai da anni.

A riprova di quanto affermato, il comandate Boroni ha portato ad esempio l'esercitazione effettuata il 16 marzo scorso, esercitazione organizzata dalla Capitaneria di porto: "L'utente che chiede soccorso sul lago (o comunque interventi relativi al soccorso in acqua nel lago di Garda), chiama la centrale di primo livello 112 la quale effettua la prima breve intervista e per protocollo trasferisce la chiamata alla capitaneria di Porto di Venezia - precisa il comandante - Altra breve intervista, prima di essere smistati alla Capitaneria di Porto di Salò, breve intervista e la chiamata viene inoltrata alla centrale 115 di Trento, breve intervista per poi allertare il Corpo di Riva del Garda che dovrà effettuare il soccorso".

"Tutto questo comporta un tempo medio tra chiamata di soccorso e attivazione dei soccorsi di 9 minuti medi, ai quali si deve aggiungere il tempo del nostro personale che deve raggiungere la caserma, il porto ed uscire - sottolinea Boroni - Così però vediamo vanificati gli sforzi di anni di lavoro per garantire il soccorso in modo celere e puntuale".

"L'utente che attende il soccorso a volte ci chiede come mai impieghiamo così tanto tempo ad arrivare. Tali procedure vanno ottimizzate, semplificate, l'utente che deve essere soccorso, non ha tempo da perdere".

Ma i problemi, purtroppo, non finiscono qui: «Abbiamo altri argomenti che da mesi ed alcuni da anni, esponiamo alla nostra federazione e agli organi provinciali preposti - puntualizza il comandante - E mi riferisco all'adeguamento contributi ordinari, in considerazione dei continui aumenti dei materiali, dell'energia, etc. La particolarità del nostro Corpo, che con la gestione associata con Nago-Torbole ha un territorio molto vasto, deve garantire la sicurezza e un numero importante di interventi, una particolare usura di dpi, attrezzature e automezzi. Ma i finanziamenti sono parametrati come per tutti gli altri corpi, i Comuni ormai intervengono sul nostro bilancio con oltre il 90 % sulla parte ordinaria e l' 80% su quella straordinaria».

Negli anni il Corpo di Riva ha formato 24 vigili con il brevetto internazionale di salvamento ai quali vanno aggiunti altre 25 unità in possesso della patente nautica. Gli interventi fuori dai confini provinciali (Limone, Malcesine, etc.) non si contano «e - sottolinea Boroni - noi ci siamo sempre, 12 mesi all'anno, 24 ore su 24». Ma con quali mezzi? E qui sta la nota dolente. La crescita numerica e professionale dei volontari è inversamente proporzionale a quella dell'adeguamento dei mezzi di soccorso: dal 1980 al 1990 il Corpo di Riva aveva in dotazione due gommoni e un motoscafo monomotore da 200 Hp. «Dal 2020 ad oggi - precisa il comandante - siamo rimasti con una moto d'acqua e un vecchio gommone che ha oltre dieci anni di vita».

«Gli interventi non sono diminuiti ma diminuendo le imbarcazioni quelle che rimangono hanno una vita molto breve» sottolinea ancora il comandante dei volontari rivani. Per questo chiediamo a chi di dovere di mettere in campo un piano di finanziamento adeguato alla riparazione dei mezzi nautici, che devono, essendo gli unici in servizio h24, essere sempre efficienti».

 

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