L’evento / L’ospite

Il creatore di Eataly alla Fiera dell’Ospitalità: “Potenziamo l'agricoltura, sia tutta bio»

Con oltre seimila dipendenti in tutto il mondo, di cui la metà in Italia, Farinetti ha intrattenuto i presenti raccontandosi con estremo piacere ma, soprattutto, raccontando come l'Italia debba crescere nel futuro prossimo se non vuole restare al palo degli accadimenti
 

di Claudio Chiarani

RIVA. «Il segreto per avere successo? Una buona dose di fortuna e, soprattutto, fare tanti errori dai quali impari». È, questa, una delle tante affermazioni che Natale "Oscar" Farinetti ha splendidamente ammesso ad Hospitality, la Fiera dell'Ospitalità che si è conclusa al Quartiere Fieristico della Baltera di Riva del Garda. Ospite eccelso, affabulatore, con la giusta dose di "ego" che deve ad un fatturato mondiale che supera i 500 milioni di euro ma che non sapeva cosa fosse la "carne salada", ad esempio.

Errore al quale ha rimediato Roberto Pellegrini, presidente di Riva del Garda Fierecongressi, portandolo successivamente a mangiarla in un noto ristorante locale.

È stato l'ospite certamente più applaudito all'incontro tenutosi nell'Hangar del padiglione D della Fiera alle 11 di martedì mattina e, carne salada a parte, Farinetti nel presentare il suo libro (autorizzato malvolentieri ha fatto stampare sulla copertina) dal titolo "Never Quiet" ha incantato gli oltre cento uditori presenti all'incontro moderato dal volto noto di Rai 1 della trasmissione Linea Verde, il cuoco Peppone Calabrese.

Si chiama Eataly la "creatura" che il piemontese nato ad Alba, la patria mondiale del tartufo ha "spalmato" sul globo terrestre dall'anno della sua fondazione, il 2010. Con oltre seimila dipendenti in tutto il mondo, di cui la metà in Italia, Farinetti ha deliziosamente intrattenuto i presenti raccontandosi con estremo piacere ma, soprattutto, raccontando come l'Italia debba crescere nel futuro prossimo se non vuole restare al palo degli accadimenti.

«Abbiamo il 70% del patrimonio universale sparso sullo 0,05% della terra emersa, ossia l'Italia. Eppure, stentiamo, come quando Colombo scoperse l'America ma poi lasciammo fare ai portoghesi, agli spagnoli, agli olandesi. Basta lamentarsi, diamoci da fare, trasformiamo l'agricoltura italiana, potenziandola, tutta nel biologico. È tempo di restituire alla terra i suoi giusti cicli».

Un vulcano, pacifico, di affermazioni, come quando ha detto «sapete chi ha inventato l'agricoltura moderna? L'imperatore Traiano, ebbene cosa aspettiamo ancora noi italiani a prendere in mano un settore che potenzialmente, oltre all'arte, alla cultura, alle bellezze che possediamo ci può far crescere a livello mondiale? E poi, basta aver paura del prossimo che avanza, sono gli scambi che aiutano, sono l'incontro con le diverse culture che ci fanno crescere, basta stare alla porta a guardare. Iniziativa e la non paura di sbagliare servono a questo Paese, solo sbagliando s'impara».

Figlio di un partigiano, Paolo Farinetti, imprenditore e poi politico nel dopoguerra, Oscar Farinetti ammette anche i suoi di errori, raccontandoli in un libro di 557 pagine dove parla spesso di denaro e per questo chiede scusa. «I quattrini per me non sono un fine - scrive la sua scimmietta, ossia il suo alter ego - non ho mai posseduto la libidine della ricchezza. I soldi sono stati per Oscar un mezzo per dare vita ai suoi progetti».

comments powered by Disqus