Garda / Il caso

Riva, per la videosorveglianza scoppia la grana "privacy"

Il controllo delle immagini on può essere affidato ad Apm, la sindaca Santi: "Potremmo essere costretti a smontare le telecamere esistenti". La questione è emersa in consiglio comunale su sollecitazione dell'ex assessore e consigliere Pd Alessio Zanoni

di Paolo Liserre

RIVA DEL GARDA. Esattamente un anno fa era scoppiata la prima polemica: stop al progetto videosorvegliana affidato alla società Apm almeno per i sei mesi mancanti alla fine del mandato dell'ex amministratore unico Pierluigi Bagozzi.

Ora, a distanza di dodici mesi, siamo punto e daccapo e nonostante il cambio della guardia al vertice della società in house del Comune di Riva, sul progetto in questione non è stato fatto nessun passo avanti. Anzi. «Il progetto è fermo per questioni legate alla normative sulla privacy - annuncia la sindaca Cristina Santi - Il controllo delle immagini registrate dalle telecamere può essere effettuato solo da un pubblico ufficiale, non da personale di Apm.

C'è una direttiva chiara in materia da parte del Ministero degli Interni».

La grana («molto più di una grana» commentava ieri la stessa prima cittadina) è emersa l'altra sera in consiglio comunale, su sollecitazione dell'ex assessore e attuale consigliere del Partito Democratico Alessio Zanoni.

Sul territorio rivano sono circa 200 gli apparecchi in funzione e il progetto di videosorveglianza approvato negli anni scorsi dalla Comunità di Valle e "girato" con delega per la sua attuazione concreta al Comune di Riva prevedeva 15 punti strategici nei punti di accesso a tutto l'Alto Garda con un sistema di due/tre telecamere per ogni postazione.

«Ho partecipato personalmente a una riunione con il dirigente della Provincia Giovanni Gardelli (capogabinetto dell'assessore agli enti locali Mattia Gottardi, ndr.) - fa sapere la sindaca Santi - Il problema è molto delicato perché tocca la privacy delle persone, al di là dei controlli consentiti alle forze dell'ordine. In base alle direttive del Ministero degli Interni, il controllo delle immagini può essere effettuato solo da un pubblico ufficiale ma la Polizia Locale ci ha già fatto sapere di non avere le risorse in termini di personale per assolvere anche a questo servizio. Dobbiamo trovare una soluzione ma non è facile».

La grana però potrebbe non finire qui. Nel suo intervento in aula la prima cittadina ha comunicato anche che «l'iter autorizzativo per l'installazione e l'entrata in funzione delle telecamere già esistenti non era completo e questo potrebbe comportare la necessità di smontarle ed eventualmente rimetterle in funzione».

La sindaca non si è addentrata nei particolari ma alla pratica complessiva mancherebbe l'indispensabile autorizzazione del Commissariato del Governo.

«Stiamo facendo le opportune verifiche per metterci in regola» fa sapere l'attuale amministratore unico di Apm srl Marco Torboli. Chi lo ha preceduto, Pierluigi Bagozzi, sottolinea che «la società operava per conto del Comune e non ha mai seguito gli aspetti organizzativi e inerenti le autorizzazioni. Non era nostro compito - precisa ancora Bagozzi - La società era ed è il braccio operativo del Comune, dovevamo dare attuazione a un contratto di servizio e predisporre le apparecchiature secondo le indicazioni del Comune».

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