Il congresso / Coronavirus

L’allarme degli andrologi in congresso a Riva: internet mette a rischio la sessualità dei giovani

Con il Covid è raddoppiato il ricorso al sexting, al cybersex e al porno online. E anche gli amici, che prima della pandemia erano fondamentali per saperne di più, sono lontani e solo virtuali

RIVA DEL GARDA. Con più di un anno di restrizioni a causa del Covid internet è diventato quasi l'unica fonte di informazione e di pratica sessuale tra i giovani, "rubando" la loro “prima volta” reale. È raddoppiato il ricorso al sexting, al cybersex e al porno online. E anche gli amici, che prima della pandemia erano fondamentali per saperne di più, sono lontani e solo virtuali.

È questo l'allarme che viene dal Congresso nazionale della Sia, la Società italiana di andrologia, aperto oggi a Riva del Garda (Trento). "Mai come oggi la riapertura delle scuole in presenza è cruciale per far emergere i giovani dalla vita in remoto in cui sono annegati a causa del Covid. È fondamentale che i ragazzi imparino a rivolgersi allo specialista della sessualità maschile per aver informazioni corrette, intercettare disturbi, fugare incertezze e vivere così una sessualità serena anche negli anni a venire. Contro i rischi del troppo cybersex è essenziale il rientro a una scuola senza Dad", spiega Alessandro Palmieri, presidente Sia e professore di Urologia alla Università Federico II di Napoli.

Durante il congresso è stato presentato uno studio che ha coinvolto 80 tra ragazzi e ragazze di 16 anni. "Se da un lato la pandemia ha danneggiato i 16-17enni perché ha sottratto loro un anno fondamentale, in cui in genere si fanno le prime esperienze sessuali - precisa Palmieri - dall'altro sembra averli responsabilizzati e resi più attenti alle malattie sessualmente trasmissibili, all'uso del preservativo e alla scelta di partner stabili".

"I dati mostrano che solo un terzo dei giovani (35%) dichiara di essere abbastanza informato - racconta Francesco Chiancone del dipartimento di Urologia dell'ospedale Cardarelli di Napoli, coordinatore dello studio - Solo il 10% ha dichiarato di avere un partner stabile, ma il 27,5% ha avuto un rapporto sessuale completo. Internet è la prima fonte informativa per uno su due, seguito dagli amici (28,75%). Appena il 5% degli adolescenti coinvolti nello studio ha affermato di avere ottenuto informazioni sul sesso da medici, il 55 % dei partecipanti non ha mai parlato a qualcuno di sessualità".

"È raddoppiata nell'ultimo anno anche la quota dei ragazzi che ammettono di sentirsi soli e insoddisfatti", sottolinea Chiancone. "Il problema è soprattutto maschile - continua Palmieri - perché i ragazzi difficilmente, praticamente mai, si rivolgono all'andrologo. Inoltre tendono a confidarsi meno con coetanei e familiari rispetto alle ragazze". 

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