Burocrazia / Il caso

Riva, l’ascensore del Bastione è fermo, ma il ristorante è obbligato ad aprire, ora medita di chiedere i danni

Il gestore D’Ambrosio: «Pago 6 mila euro al mese, ho 15 dipendenti, e sono obbligato a fare servizio, ma non altrettanto l’ascensore, chiediamo rispetto per la nostra attività»

di Paolo Liserre

RIVA DEL GARDA. «Sono deluso, basito, e mi vergogno pure a rispondere al telefono per dire ai nostri clienti e ai turisti che l'ascensore non funziona e che se vogliono devono raggiungerci a piedi. Questa situazione, che si trascina da mesi, sta creando un danno economico a noi e un danno enorme d'immagine alla città».

Alfonso D'Ambrosio non ne può più. Un anno fa ha vinto il bando di gara per la gestione del rinnovato bar-ristorante Al Bastione, annesso a uno dei monumenti simbolo della città e a monte del percorso di quella che sarebbe dovuta essere la «ciliegina sulla torta» dell'offerta turistica rivana, ma oggi si trova nella situazione di chi «vuole ma non può». E non per colpa sua.

Se già nei prossimi giorni tutto andrà bene, ma proprio bene bene, l'ascensore non tornerà in funzione prima della fine del mese; se invece alcuni nodi tecnici e normativi non verranno sciolti, il rischio è che possa saltare anche il mese di luglio e di conseguenza gran parte della stagione estiva. Con le conseguenze, facilmente immaginabili, anche per il ristorante a monte dell'ascensore, una terrazza panoramica affacciata sul cuore storico di Riva e sul lago che ha pochi eguali in tutto il Garda.

«La nostra speranza - afferma Alfonso D'Ambrosio, accompagnato dal suo legale di fiducia - è che l'impianto possa essere riaperto al più presto e siamo pronti a dare la massima collaborazione perché ciò avvenga. Se così non dovesse essere - rimarca D'Ambrosio - ci riserviamo di fare le nostre valutazioni sugli aspetti economici che questo stop prolungato comporta come ricadute sulla nostra attività».

«Il problema - incalza l'imprenditore rivano - è che qui ci sono degli obblighi unidirezionali: noi siamo obbligati a tenere aperto il ristorante in funzione dell'ascensore e contestualmente apriamo e chiudiamo il Bastione per consentire le visite ma la stessa cosa non vale per l'impianto in funzione della nostra attività. Eppure quando è stata lanciata la manifestazione d'interesse da parte della società Lido, il canone annuo è stato tarato in base all'affluenza sull'ascensore. Settantaduemila euro, 6.000 euro al mese».

D'Ambrosio è arrivato al limite della sopportazione: «Io ho aperto lo stesso la mia attività, ci sono 15 dipendenti e 15 famiglie che dipendono da questo lavoro, devo e voglio garantire loro questo posto. Ho fatto investimenti per circa 200 mila euro, a gennaio ho investito altri 50mila euro per migliorare la logistica del bar e creare la nuova zona lounge per gli aperitivi. Penso che meritiamo rispetto e chiediamo rispetto. Alla stazione a valle dell'ascensore non c'è nemmeno un cartello che comunica a residenti e turisti che l'impianto è chiuso e quando potrà riaprire».

In molti identificano i due servizi (ascensore inclinato e ristorante) con lo stesso soggetto. E siccome lassù c'è lui coi suoi dipendenti, è a lui che chiedono spiegazioni e ragguagli. «Riceviamo decine e decine di telefonate ogni giorno, ci chiedono se siamo aperti, se l'ascensore funziona e se e quando riaprirà. Io non so più cosa rispondere - osserva sconsolato D'Ambrosio - Quando spiego la situazione e dico loro che se vogliono devono raggiungerci a piedi, i turisti tedeschi e i residenti ci rimangono male e dicono che aspetteranno la riapertura dell'ascensore. Siamo alle barzellette, anche se in tutta questa situazione c'è veramente poco da ridere. Lo ripeto: chiediamo rispetto, per il nostro lavoro, per i nostri dipendenti. Ne abbiamo diritto».

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