Archeologia/ La scoperta

Si scava all’ex Villa San Pietro, e spunta un «ristorante» Retico di 2500 anni fa

Un laboratorio-fornello con vasi e resti di cibo: di epoca pre-romana, testimonia i contatti con la pianura Padana, i reperti verranno studiati dalla Sovrintendenza

ARCO. Interessanti ritrovamenti archeologici sotto l'ormai ex Villa san Pietro in centro ad Arco. Rinvenuto un laboratorio artigianale o cucina di un 1,5 metri quadri, risalente a 2.500 anni fa, con resti ceramici con residui di pasto carbonizzati, dai quali forse sarà possibile capire come si cibavano gli arcensi nel 500 avanti Cristo, quando di fatto facevano parte della popolazione retica.

Chissà se allora i progenitori immaginavano la polemica politico-culturale che avrebbe toccato l'area di Villa San Pietro, 2.500 anni dopo; in ogni caso la scoperta della loro fornace non ferma i lavori edilizi per la realizzazione delle tre palazzine residenziali e commerciali. Non essendoci infatti vestigia in muratura o strutture simili, tutto il materiale ritrovato dalla ditta Cora società archeologica srl sotto la supervisione della Soprintendenza dei Beni culturali e archeologici di Trento, sarà accuratamente recuperato per poi essere analizzato e conservato.

«Siamo in epoca preromana - fa sapere il Soprindente Franco Marzatico - il ritrovamento è un altro tassello che si aggiunge rispetto a quello che sappiamo sulle frequentazioni del territorio. Abbiamo trovato una fornace con dei vasi rotti e dei resti di pasto carbonizzati che ora verranno studiati. Recuperiamo tutto e i lavori proseguono perché non abbiamo rinvenuto resti di mura o altre strutture. Siamo al quinto secolo avanti Cristo e questa scoperta è ricollegabile ad altre piccole aree produttive simili in Valpolicella e a Oppeano nel Veronese. L'orlo del vaso ci fa sapere che siamo in un'area di confine tra il mondo dei Reti e il mondo della pianura, una zona cuscinetto con influenze reciproche. È un ritrovamento utile per contestualizzare il vissuto della popolazione del luogo».

L'area interessata all'operazione immobiliare-edilizia, la sua parte più a est, verso il fiume, «è composta da materiale alluvionale - spiega Cristina Bassi, responsabile di zona per la Soprintendenza dei Beni culturali - mentre verso il centro si è formata una lingua di terreno con un canale verso ovest. Qui abbiamo ritrovato il laboratorio-fornello. Ora proseguiremo la fase di documentazione e di scavo dell'area e se scendendo non ci saranno altre strutture dichiareremo terminata questa fase. Ci sarà un ulteriore controllo della parte restante».

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