Arco, incendiato il capanno di caccia del sindaco Betta: "Un atto doloso, dopo tante lettere anonime di minacce"

di Paolo Liserre

«Che si sia trattato di un incendio doloso non v’è dubbio. Sono stato sul posto assieme alle forze dell’ordine e si sentiva chiaramente un forte odore di nafta e gasolio. E se dietro a quanto successo c’è la mano dell’uomo, e ne sono convinto, lo ritengo un fatto criminale e gravissimo».

È demoralizzato e comprensibilmente dispiaciuto il sindaco di Arco Alessandro Betta all’indomani del rogo che venerdì sera ha completamente distrutto un capanno di caccia in località Pianaura, mettendo in moto decine di Vigili del Fuoco volontari. Perché tanto interesse? Semplice, perché quel capanno era proprio del primo cittadino arcense: «Ho la licenza di caccia da quando avevo vent’anni - precisa Betta - È una tradizione di famiglia, anche se a caccia ormai non vado più da anni, ma lì ci salivo spesso l’estate anche coi figli, sono stati i miei genitori a costruirlo e a donarmelo sette-otto anni fa. Per me aveva prima di tutto un grande valore affettivo». Che quel capanno fosse suo lo sanno in tantissimi in città, fatto questo che porta il primo cittadino ad escludere che chi ha agito fosse all’oscuro della proprietà del piccolo immobile. E che l’ipotesi «dolo» sia la più concreta lo proverebbe anche il fatto che le fiamme hanno resistito per parecchi minuti nonostante la pioggia battente.

Betta allora mette in fila una serie di circostanze poco “piacevoli” che lo hanno riguardato in prima persona soprattutto negli ultimi anni (è sindaco di Arco dalla primavera 2014, riconfermato due mesi or sono). «Ho ricevuto lettere anonime di minaccia, mi hanno spaccato il lunotto dell’auto, ci sono state scritte offensive nei miei confronti lungo la ciclabile - ricorda - Il fatto che l’incendio dell’altra sera sia doloso è un ulteriore messaggio intimidatorio che deve preoccupare tutta la città. Un escalation preoccupante che mi lascia basito». Betta non punta il dito contro nessuno in particolare, anche perché per farlo bisogna avere prove oggettive. Ma una cosa la dice: «C’è chi sparge odio anche nella nostra comunità, è palese, si respira ogni giorno - osserva - E qualcuno ha pensato di “tradurre” quelle parole in fatti. Io ho sempre detto che bisogna abbassare i toni del dibattito politico. E oggi ne sono convinto più che mai».

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