La Ponale è chiusa ma in troppi ci vanno nonostante il divieto

di Claudio Chiarani

 L’avviso, ben leggibile, si trova all’imbocco della vecchia Via del Ponale e non lascia adito a dubbi: «Il sentiero Ponale è chiuso per lavori dal 28 settembre e riaprirà a marzo 2021».

Un avviso del tutto inutile a quanto pare, perché la gente lo ignora, scavalca e a piedi, o buttando la bicicletta con la “complicità” di un amico, si avventura lo stesso.
A confermarlo è Cristiano Dalpiaz che lunedì era sulla Ponale assieme al padre Mauro e al fratello Jacopo, all’esperto esplosivista Danilo Coppe giunto da Parma, con Moreno Bogo e il figlio Gabriele che su incarico della Provincia di Trento stanno mettendo in sicurezza le pareti sovrastanti in funzione della prima unità funzionale della sottostante «Ciclovia del Garda».
«Domenica siamo venuti qui per andare avanti col nostro incarico - racconta mentre l’esperto Coppe volgeva lo sguardo ai diedri che dovranno essere fatti brillare dalla sua mano esperta e non le dico quanta gente a piedi c’era qui. Ho fatto presente a qualcuno di loro che la via è chiusa, che è pericoloso perché stiamo pulendo le pareti, disboscando e che per farlo stiamo togliendo le vecchie reti di protezione. Il più “garbato” di loro, se così si può dire, mi ha risposto “noi ce ne freghiamo dei divieti, scavalchiamo e la percorriamo lo stesso».

Una risposta in italiano, chiaro, di qualcuno del posto o che abita poco distante ma che pone un serio interrogativo sulla sicurezza dell’intero tratto oggetto dei lavori. Forse viste le trasgressioni e, come noi stessi nella giornata di lunedì abbiamo potuto “toccare con mano” con la richiesta di tanta gente che poi, naturalmente, è tornata indietro dopo avercelo chiesto sarebbe meglio pensare a qualcosa di più sicuro, forse una sorveglianza diurna per evitare poi che qualcuno si faccia male. A proprio rischio e pericolo, è chiaro, ma se dovesse anche accadere senza responsabilità oggettiva di terzi è chiaro che non sarebbe accettabile.
Come anticipato nell’edizione di due giorni fa, il volume da demolire con l’esplosivo nella prima zona individuata dal geologo provinciale Claudio Valle è di circa 250 metri cubi, e sarà portato a termine con l’esplosivo inserito nelle perforazioni del diametro di 42 millimetri effettuate tramite perforatrice manuale in corda. Successivamente inserita la carica esplosiva la si farà esplodere. Proprio per evitare che qualche sciagurato in qualche modo si trovi in zona (la demolizione è prevista per fine novembre, primi di dicembre) sarebbe il caso di pensare qualcosa.

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