Arco: è Roberto De Laurentis il primo sfidante di Betta con Mario Matteotti e Rullo

di Roberto Vivaldelli

Dopo settimane di indiscrezioni, ecco la conferma ufficiale: Roberto De Laurentis, già presidente dell’associazione artigiani e della Fondazione, sarà candidato alle prossime elezioni comunali della primavera 2020. Sarà sostenuto da due liste civiche capitanate da Mario Matteotti («Arco Insieme») e dal consigliere di minoranza Giovanni Rullo («Tre»), ma la coalizione potrebbe ampliarsi. Con l’obiettivo di vincere, e non di essere delle semplici comparse.

De Laurentis, con un passato in «Alleanza nazionale», oggi si definirebbe un «conservatore» in stile tories inglesi, ed è alla guida di una coalizione civica, alternativa all’attuale maggioranza di centro-sinistra. Ma guai a definirlo «centro-destra». «Io e Mario Matteotti veniamo da due esperienze politiche e storie completamente diverse» chiosa De Laurentis, che a l’Adige racconta in esclusiva i motivi alla base della sua candidatura a sindaco di Arco.

«Vedo un balbettio delle forze politiche tradizionali e dei suoi rappresentanti, una paura nel proporsi con dei progetti. Vedo giochetti, astuzie, strategie di corto respiro; hanno messo in vendita, a chi offre di più, un posto di assessore a cinque mesi dalle elezioni, per poi doverlo ritirare a fronte dei troppi pretendenti. È evidente che sono calcoli elettorali. Anche su scelte strategiche per la città, Sanaclero, Prg, vedo confusione e incertezze, in particolare nell’attuale maggioranza».

Che cosa serve, dunque, per il futuro di Arco?

«Penso che questo sia il tempo del coraggio e non di mercanteggiare. Il tempo di formulare un’idea di città e di comunità, di proporlo e di impegnarsi, sul serio, a realizzarlo. È altrettanto vero, che il coraggio o ce l’hai o non te lo puoi dare. Propongo la mia candidatura con la serenità e convinzione di poter dare qualcosa alla mia città. Da oggi inizierò ad aggregare chi è intenzionato a voltare pagina ed ha una visione di futuro».

A cosa pensa l’ex presidente degli artigiani?

«Ad un polo di impegno civico in cui sia possibile far convergere le migliori istanze, idee, disponibilità. Una sorta di appello ai “liberi e forti”, che vogliano impegnarsi per il bene di Arco. Non mi interessano le storie del passato, le provenienze politiche, mi interessa condividere obiettivi ed idee per il futuro».

Saranno esclusi i partiti tradizionali?

«No, io riconosco l’importanza dei partiti e delle organizzazioni e se qualche partito vorrà condividere il nostro progetto che si origina su di un’istanza civica, sarà ben accetto. Non nascondo di guardare con più interesse ai mondi dell’associazionismo, del volontariato, dell’ambientalismo. Chi propone la propria candidatura a sindaco ha il dovere e l’umiltà di incontrare tutti, in modo particolare queste realtà, sia per ascoltare le loro istanze ma anche per ricevere suggerimenti. Dobbiamo evitare le divisioni preconcette del secolo scorso: costruiamo insieme, attraverso un patto civico, il futuro della nostra comunità. Immaginiamo la città di Arco del 2030, accorciamo le distanze fra chi ce l’ha fatta e chi è rimasto indietro. Cerchiamo di costruire una comunità coesa e responsabile».

Giudizio sull’amministrazione attuale?

«Non è mia abitudine esprimere valutazioni o giudizi sulle singole persone. Mi pare che l’inadeguatezza di quest’amministrazione si percepisca parlando con i cittadini. Non si tratta di riesumare vecchie formule politiche, preferisco lavorare per aggregare idee e persone che amano questa città e si impegnano per il suo futuro: la sfida è di proporre qualcosa di nuovo e non legato ai riti della “politica politicante”, e mi piacerebbe innovare anche sotto questo profilo».

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