Ciclabile del Garda la proposta "futuribile": farla in un tubo subacqueo

di Luca Nave

Sognare è gratis e, quando la fantasia può spaziare, emergono le idee più coraggiose. Così si può parlare di una ciclabile che superi la «Casa della trota» correndo in un tubo di vetro subacqueo, ma si può anche dire che, sottacqua, ci devono andare le auto e i camion, lasciando la Gardesana a chi va a piedi o in bici. Tutto questo diventa particolarmente suggestivo se, a dire che la cosa si può fare davvero, è un’ingegnera che lavora per il governo norvegese il quale, a queste cose, sta pensando concretamente.

La serata «Facciamo un buco nell’acqua? Un’ipotesi per la ciclabile del Garda sull’esempio dei fiordi norvegesi» è stata organizzata giovedì, in Rocca, dal comitato «Giacomo Cis». Presenti tanti amministratori pubblici di Riva e della Busa, ma anche di Garda trentino, Val di Ledro, rappresentanti veneti e il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder.

Relatrice è stata Arianna Minoretti, italiana, ingegnere capo responsabile degli studi sul «Ponte di Archimede» che potrebbe essere realizzato lungo la strada europea sulla costa norvegese. «Servono 7 ponti - spiega - e per 3 di essi una probabile soluzione è quella ma, al momento, “compete” con altre possibilità. Sarà la politica a decidere». A oggi, dunque, di questo tipo di ponti ne esiste solo uno, è in Scandinavia e non serve alla mobilità: è un gasdotto.

Il ponte funziona secondo il principio di Archimede: ogni corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale verso l’alto, uguale al peso del volume del fluido spostato. Il tunnel può essere o ancorato al fondale o collegato a isole galleggianti. Minoretti ha spiegato che «nei fiordi si ragiona sul calcestruzzo, per strutture che devono poter superare anche l’eventuale impatto con un sottomarino. Per il Garda si può pensare ad altre dimensioni e altre profondità, dunque si potrebbe valutare anche il vetro». Chiaro a tutti il fatto che, se si tratta di creare un’attrattiva turistica, il passaggio deve essere in materiale trasparente (anche se resterebbe da valutare quanta visibilità sia concessa dalle acque del lago). Ha spiegato l’ingegnera: «Sono molti gli acquari, nel mondo, con camminamenti sommersi. Il problema qui, potrebbe essere la condensa, inoltre la struttura andrebbe protetta dalla caduta massi».

L’ingegnera ha poi spiegato che bisognerebbe pensare bene agli accessi: andrebbero collocati in modo da rimanere sempre sopra il livello dell’acqua, anche in caso di piene eccezionali. Inoltre, hanno fatto notare dalla platea, il dislivello tra la ciclabile esistente e un percorso in acqua sarebbe impegnativo.

Di costi non si può parlare perché - spiega Minoretti - troppe sono le differenze con la Norvegia, dove si è fatta una stima. Ma per dare un’idea, ha spiegato che per i fiordi si parla di doppia canna per un totale di 4 corsie, al di sotto delle quali creare il percorso ciclopedonale; il tutto con pareti in calcestruzzo spesse un metro e numerose vie di fuga. Ebbene, là si parla di 600 mila euro al metro lineare. Sul Garda si parlerebbe di percorso ciclabile, a unica canna, senza necessità di fare i conti con navi o sottomarini, senza il confronto con la forza del mare, e con quantità infinitamente inferiore di materiali. Un’unica cosa da fare, secondo Minoretti: finanziare uno studio di fattibilità, che possa analizzare ogni dettaglio.

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