Arco, notte in ospedale senza anestesisti I pazienti più critici saranno elitrasportati altrove

di Barbara Goio

Tempi duri in arrivo per l'ospedale di Arco. Proprio quando sta affrontando, con risorse risicate, il periodo più intenso dell'anno, ovvero quel particolare momento in cui gli accessi al pronto soccorso lievitano a causa della massiccia presenza dei turisti, di fatto viene a mancare una figura chiave, quella dell'anestesista reperibile di notte. L'annuncio è arrivato ieri tramite una nota interna che di fatto costringe a riorganizzare i turni per riuscire, comunque, a garantire a tutti i pazienti la massima assistenza. E questo in un campo in cui competenza e personale sono fattori decisamente importanti. 

«La presenza di un anestesista, uno specialista di alta professionalità - precisa Cesare Hoffer, coordinatore provinciale di Nursing up Trento - può essere determinante. Un concetto, in campo sanitario, che ha un significato estremamente preciso». «Da quando due medici anestesisti sono andati in pensione - riprende - all'ospedale di Arco la situazione è diventata sempre più critica: ora siamo arrivati alla sospensione del servizio notturno, un provvedimento che è carico di conseguenze preoccupanti».

La nuova organizzazione, firmata dal direttore Luca Fabbri, deve partire da lunedì 19 agosto, e prevede la sospensione del turno di notte, ovvero dalle ore 20 alle 8, della reperibilità dei medici anestesisti. Il provvedimento dovrebbe essere temporaneo, ma è comunque da collegare al ripristino dell'organico, che potrà essere completato solo quando saranno assunti i medici che saranno selezionati tramite concorso. «Gli anestesisti - precisa Hoffer - sono merce rara: da una parte è una delle specializzazzioni mediche più dure e sono davvero pochi quelli che ce la fanno, dall'altra sono sempre meno gli studenti che la prediligono anche perché comporta responsabilità, anche legali, molto alte. Ecco perché gli ospedali se li contendono aspramente».

Tornando ad Arco, la scomparsa di questa figura chiave avrà conseguenze sull'organizzazione di tutta la rete dei soccorsi. Infatti dovrà essere la stessa Trentino Emergenza a farsi carico di situazioni critiche, rinviando i pazienti in gravi condizioni verso il reparto di Anestesia e rianimazione del Santa Maria del Carmine di Rovereto o, se non ci sono abbastanza posti letto, verso quello dell'ospedale S. Chiara di Trento. Tali disposizioni dovranno riguardare sia i pazienti che arrivano al pronto soccorso dell'ospedale di Arco durante la notte e che hanno bisogno di essere trattati in terapia intensiva, che quelli che si trovano già in degenza ma che si sono trovati ad affrontare un improvviso peggioramento.

«I trasferimenti - riprende Hoffer - dovranno essere fatti in elicottero e questo non potrà che portare un aggravio delle spese, oltre naturalmente a peggiorare in maniera incisiva su tutta l'assistenza sanitaria e infermieristica». Riprende il sindacalista: «La sospensione del servizio notturno di anestesia ha una doppia ripercussione: sugli operatori sanitari che lavoreranno sempre più in una situazione di stress, e sui cittadini, che potranno contare su un tipo di assistenza necessariamente diverso. Sono tanti infatti gli ambiti in cui la professionalità di un anestesista permette agli infermieri di fare bene il proprio lavoro».

LA REPLICA DELL'AZIENDA SANITARIA

“Da parte dell’Azienda sanitaria non c’è nessun calo di attenzione o di sicurezza per i pazienti o i cittadini che dovessero accedere all’ospedale di Arco, abbiamo una rete di professionisti che non è certo legata al singolo ospedale, ma che copre tutto il nostro servizio sanitario, professionisti che hanno già dato la disponibilità per tutti gli eventuali turni, anche notturni”. Sono queste le parole del direttore generale dell’Apss, Paolo Bordon, in merito alle preoccupazioni espresse sulla stampa locale per la riconfigurazione dei turni del medico anestesista all’ospedale di Arco, che entreranno in vigore con lunedì 19 agosto.

“La nostra attenzione per l’ospedale di Arco come pure per tutti gli ospedali di valle – prosegue il direttore Bordon – è massima, lo evidenzia il fatto che abbiamo già dato corso al bando per coprire il posto del primario, recentemente andato in pensione: è già stata fatta la pubblicazione per il concorso e sono già arrivate le domande; entro il mese di settembre effettueremo la prova selettiva per il nuovo primario. Una riprova – conclude il direttore – che vogliamo investire su quella struttura, dove, ribadisco, vi è un modello di assistenza sicuro e adeguato sia alla popolazione sia ai tanti turisti che frequentano l’Alto Garda”.

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