Il Gran Carnevale di Arco, da Marchi il dono alla città

di Antonio Gatto

Un pezzo importante di storia di Arco donato all’amministrazione. Ieri il sindaco Alessandro Betta ha ricevuto dal «Comitato gran carnevale Arco», nella persona di Albino Marchi, storico presidente, i trofei e i libri storici della manifestazione.
Tutti noi abbiamo almeno un ricordo del maestoso carnevale: i carri enormi, la marea di gente in maschera che assisteva alla sfilata, la musica dei carri che rimbombava ovunque, il tappeto di coriandoli e perché no i tentativi dei ragazzini nel scavalcare le barriere per entrare gratuitamente.
Proprio a casa di Albino Marchi, i sette libri e i tre trofei dello storico carnevale, sono stati passati alle cure del comune arcense. Il comitato è ormai disciolto e come recita lo statuto del comitato, redatto del 1974, in caso di scioglimento del comitato i beni devono essere consegnati al Comune di Arco, che li deve custodire sino alla rifondazione del comitato.
Interessanti da sfogliare i libri che contengono tutte le informazioni dal 1876, anno del primo carnevale arcense fino all’ultimo svoltosi nel 2005. La firma delle prime pagine è dell’allora presidente Arturo Morandi, tra i fondatori del «Kurort» e personaggio di spicco della comunità.
In un volume una pagina del ‘46 che segna la ripresa del carnevale, fermato nel 1935 a causa della guerra. La pagina dal titolo «Ripresa» recita così nelle sue prime righe: «Prima di riprendere a parlare di corsi mascherati, festeggiamenti e tradizionali bevute dei Comitati Carnevale è doveroso guardare dietro di noi e considerare questi dieci anni di silenzio che sanno di tristezza, di lacrime e di sangue».
Verbali dei direttivi, foto, ritagli di giornale e curiosità. Non di secondo rilievo i trofei, ambìti dai vari gruppi carnevaleschi che si affrontavano per conquistare ogni anno il titolo. Il più famoso e prezioso sicuramente è «L’arco d’argento», realizzato con cinque chili di argento dal frate-artista Silvio Bottes, per volere delle amministrazioni di Arco e Riva nel 1956. La regola recitava che l’amministrazione che avesse vinto per due edizioni di fila il carnevale aveva il diritto di tenersi l’opera, ovviamente nessuno mai riuscì nell’impresa.
La «Freccia d’argento» era il premio dedicato ai carri di dimensioni più piccole, mentre «L’arlecchino d’argento», andava ai vincitori dei gruppi mascherati senza carro.
Attorniato dagli amici di avventure Elio Proch, Bruno Piuma e molti altri, Albino racconta: «Oggi consegniamo questo materiale principalmente per due motivi: perchè è storia della città e per mettere la parola “fine”. Voglio ringraziare tutti - dice Albino - è stato un modo per ricordare questi 39 anni di carnevale, chiudiamo una parentesi di una parte di storia di Arco». Il patron del carnevale presidente dal 1976 sottolinea il valore che aveva la manifestazione: «Si riuscivano a mobilitare per tre, quattro mesi almeno 150 persone per costruire i carri e creare i costumi, c’era competizione tra i vari gruppi, ma era tutto un gioco per divertirsi e stare insieme».
Il sindaco Betta ringrazia Albino Marchi e i costruttori presenti: «Questo è un grande dono, i libri verranno portati al Fondo antico e non sarebbe male pensare ad un pubblicazione che raccolga tutte queste informazioni. Per i trofei - dice il sindaco - dobbiamo trovare un posto adatto che sia sicuro e ne risalti il loro valore».
La speranza è che qualcuno in futuro possa raccogliere questa eredità e far rivivere una manifestazione che ha dato tanto lustro alla città.

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