Prelazione, area ex Ferrari Le ditte accusano la giunta

«Ferrari Legnami srl» e «Bagozzi sas» ricostruiscono in maniera dettagliata la vicenda della prelazione in una nota congiunta che contiene toni anche molti duri nei confronti dell'amministrazione.  La giunta comunale, infatti, dopo aver deciso nei mesi scorsi di avvalersi del diritto di prelazione sull'area antistante il magazzino comunale, in virtù di un accordo stipulato dall'allora giunta Mattei con Ferrari, ha deciso di fare ricorso contro le due aziende che nel frattempo avevano concordato la vendita del capannone. 

«Contrariamente a quanto riferito - affermano - la richiesta di danni pervenuta alle scriventi è stata depositata dal Comune al tribunale di Rovereto per l'importo complessivo di 450.492.000,00 di cui euro 297.500.000,00 riferiti ad un non meglio specificato "mancato guadagno"».

In sintesi, spiegano, «nel luglio 2016 gli amministratori di Ferrari Legnami nella sede del Comune, avevano proposto al sindaco la cessione dell'area soggetta a prelazione volontaria, ricevendo una risposta del tenore "non interessa"». 

Secondo le due aziende, l'amministrazione comunale non aveva manifestato alcun interesse per l'area oggetto del contenzioso: «Dopodiché - osservano - preso atto del disinteresse delle amministrazioni pubbliche interpellate, Ferrari Legnami srl ha dovuto incaricare un'agenzia immobiliare di ricercare un acquirente privato. Prima di inviare la comunicazione sulla messa in vendita al Comune, gli amministratori della Bagozzi srl avevano preso contatto con il sindaco, il vicesindaco ed alcuni assessori, ricevendo unanime rassicurazione dagli stessi sul disinteresse ed esercitare la prelazione».

A quel punto, proseguono, «è stata segnalata l'intenzione di cedere, per esigenze produttive della società acquirente, sia il capannone prelazionato, che quello confinante sul lato nord (ex Vetrogarda), che una porzione del lotto confinante sul lato sud. Disattendendo le dichiarazioni avute da esponenti dell'amministrazione, il sindaco convocava d'urgenza il consiglio comunale, che a maggioranza deliberava di esercitare la prelazione. La società Ferrari Legnami, a quel punto, si era già esposta con l'acquirente ed ha ritenuto di concludere la cessione del capannone alla società Bagozzi che, nel frattempo, aveva dovuto acquisire le risorse finanziarie necessarie». 

Il Comune di Arco, affermano, «per parte sua ha richiesto il risarcimento dei danni, ignorando l'iter precedente e le dichiarazioni dei propri amministratori. A questo punto risulta ovvio che le scriventi società resisteranno nelle sedi competenti sia in linea di diritto, che di merito. Peraltro, riteniamo incomprensibile e ridicolo che il sindaco Betta firmi di suo pugno una richiesta di danni per l'importo di 450 milioni, nei confronti di aziende che da decenni operano nel territorio arcense e che danno lavoro ad almeno 45 persone (20 + 25) contribuendo concretamente all'economia locale. Da cittadini e da contribuenti inoltre riteniamo illogico che un'amministrazione investa così tante energie e così cospicue risorse economiche per intentare una causa inutile alla comunità, ma che pare abbia il solo scopo di accontentare qualche esponente della maggioranza». 

«Per quanto concerne i 450 milioni - replica l'assessore all'urbanistica Stefano Miori - è evidente che si tratta di un errore operativo, di battitura, una svita che abbiamo già segnalato. La ricostruzione di Ferrari e Bagozzi non corrisponde del tutto al vero poiché quando fu proposta la prelazione la prima volta c'erano delle condizioni normative che impedivano di fare l'operazione che loro chiedevano. Oltretutto, il sindaco non è il re o il monarca. Le due società hanno visione loro delle cose, noi un'altra legata ai fatti ma occorre farsene una ragione: con questa operazione il Comune è stato impoverito. Non si tratta né di soldi miei, né del sindaco ma dei cittadini. La richiesta legittima danni di 450 mila euro - precisa l'assessore - è stata elaborata dai nostri tecnici ed è frutto di un'analisi. Mi auguro che questa cosa non venga cavalcata politicamente».

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