Riva, petizione e firme per l'area «ex Cattoi»

di Paolo Liserre

Più o meno in primo piano, è sempre il tema dell’area ex Cattoi e del suo futuro urbanistico a tenere banco nella discussione e nei pensieri di moltissimi rivani.

Questa settimana (mercoledì per la precisione) in commissione urbanistica si torna a discutere dei piani attuativi scaduti, del piano fascia-lago e quindi anche di quello che sarà o potrebbe diventare l’area di proprietà della società «VR101214 srl», Hager e Signoretti per intenderci.

E proprio in questi giorni in alcuni esercizi commerciali del centro storico (ma Confcommercio non ne sa nulla, fa sapere il presidente Claudio Miorelli) è stata avviata una raccolta di firme in calce ad una petizione che chiede all’amministrazione comunale di avviare «un rapporto virtuso» con la proprietà dell’area «per - si scrive - coniugare tutti insieme interesse pubblico e privato, sviluppo economico e futuro di Riva».

La petizione, che per fare un esempio concreto in un noto negozio del centro storico ha raccolto in pochi giorni già una cinquantina di sottoscrizioni, nasce da un gruppo di «operatori economici, cittadini, famiglie che abitano a Riva del Garda - si legge sul documento - Ma siamo anche visitatori, turisti e frequentatori di questa bellissima città.

Siamo, soprattutto, persone che hanno a cuore il futuro dei nostri figli». «Chiediamo all’amministrazione comunale di sciogliere i nodi che da troppo tempo stanno soffocando le energie vitali di questa città - si legge ancora - e in particolare di avviare al più presto un rapporto virtuoso con i proprietari dell’area ex Cattoi, per coniugare tutti insieme interesse pubblico e privato, sviluppo economico e futuro di Riva».

I promotori dell’iniziativa un obiettivo finale ce l’hanno, anche sotto il profilo urbanistico. Lo definiscono «un sogno»: «Fare nelle aree della fascia lago un parco per tutti, realizzare un ampio parcheggio interrato al servizio della comunità, dei turisti e dei clienti delle strutture ricettive ed economiche della città, usufruire di nuove strutture che portino linfa vitale all’economia rivana e servizi alla comunità».

Quello che sicuramente non vogliono, e lo scrivono, è «l’immobilismo, il non decidere, l’impedire ai rivani di sognare qualcosa di bello e di utile».

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