In trecento al baratto giocattoli, quattromila oggetti raccolti

di Milena Rettondini

Grande successo per la terza edizione di White Friday, iniziativa promossa venerdì e sabato dall'associazione Rotte Inverse e patrocinato dal Comune di Arco. Una due giorni, nell'aula magna delle scuole medie di Prabi, all'insegna del riciclo e del baratto di articoli per i più piccoli, dai libri ai giochi fino ai vestitini, che si pone in contrasto con il Black Friday, nato negli anni '80 negli Stati Uniti e che dà il via al periodo degli acquisti natalizi con una giornata di saldi.  

Oltre 300 i partecipanti tra genitori e bimbi e quasi 4000 gli oggetti raccolti. «L'idea di realizzare un momento di scambio di prodotti per l'infanzia - ha spiegato Daniele Monetti presidente dell'associazione Rotte Inverse - è nata tre anni fa dopo aver partecipato a un festival a Calceranica sul tema del riuso dove due banchi erano dedicati ad hoc al baratto di giocattoli tra mamme. Qui nell'Alto Garda non c'era ancora un'offerta di questo tipo che permettesse alle famiglie di risparmiare sui costi delle attrezzature per i bimbi, e quindi abbiamo deciso di proporre il White Friday".  

Ma come funziona esattamente? Venerdì i genitori hanno portato tutti gli oggetti che i loro bambini non usavano più, e in cambio di ogni articolo hanno ricevuto un gettone, realizzato riciclando dei tappi in sughero, che hanno poi utilizzato come moneta per "acquistare" il giorno dopo ciò che più gli interessava tra i prodotti portati dalle altre famiglie. «Le cose che ci hanno portano sono state selezionate ? ha sottolineato Monetti - abbiamo accettato solo quelle in buone condizioni. In questo modo stiamo incentivando le persone anno dopo anno a conservare con cura vestiti e giochi per farli durare di più».  

Un'iniziativa che fa bene quindi al portafoglio e all'ambiente e che a cascata sta iniziando a diffondersi anche in altri comuni trentini. «Quest'anno le rimanenze dell'evento di Arco saranno riproposte il 28 gennaio in Bleggio e un paio di settimane dopo anche a San Lorenzo in Banale».

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