Loppio-Alto Garda "pagata" con immobili In sette mesi procedure di gara per 418 milioni

L'affidamento dei lavori per la costruzione della Loppio-Busa, attesa da decenni, prevede anche un pagamento in «natura»

di Domenico Sartori

Una fidejussione di 20 milioni di euro per partecipare ad un appalto pubblico da 75,86 milioni ? «Una follia» dice Giulio Misconel , presidente dell'Ance, l'Associazione trentina dell'edilizia. E i dubbi dei costruttori sono anche per la «novità» del corrispettivo in immobili per chi si aggiudica un appalto. Per spiegare la «follia», Misconel ha preso carta e penna e ha scritto all'assessore ai lavori pubblici Mauro Gilmozzi e, per conoscenza, all'ingegner Raffaele De Col , dirigente del Dipartimento infrastrutture e mobilità della Provincia. La missiva, per ora, è senza risposta. «Ma Gilmozzi» anticipa il presidente di Ance «ci ha assicurato che prima ne parleranno in Giunta e poi ci sarà data risposta. Siamo in attesa».

La questione posta da Ance riguarda in generale «alcune problematicità relative a procedure di appalto di lavori pubblici recentemente indette dalla Provincia» sollevate dalle imprese associate e, nello specifico della garanzia fidejussoria, il bando di gara telematica, secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, per «l'affidamento dei lavori di realizzazione del collegamento stradale Passa S.Giovanni - Località Cretaccio», con la galleria di Nago e il collegamento stradale con la Statale 240 dir alla Maza. Le offerte - base di gara 75.860.405,64 euro - vanno presentate entro il prossimo 27 ottobre. L'importo, in realtà, è una parte del totale: il progetto esecutivo (comprese pavimentazioni, bonifiche, spostamenti e allacciamenti ai pubblici servizi, impianti e opere di natura paesaggistica, etc) prevede infatti una spesa complessiva a carico del bilancio provinciale di 107,5 milioni di euro.

Una novità del bando della S.Giovanni-Cretaccio (la «vecchia» Loppio-Busa, ndr) è lo «scambio in natura», la previsione cioè del trasferimento a chi si aggiudica l'opera, a titolo di corrispettivo parziale dell'appalto, di tre immobili di proprietà della Provincia, per un valore complessivo stimato (e la stima è interna, fatta dal Servizio gestioni patrimoniali e logistica della Provinca). Che vince, in concreto, dovrà prendersi in carico tre immobili di cui la Provincia intende disfarsi, per complessivi 5.806.200,00 euro : l'ex ospedalino «Angeli custodi» di Trento, tra via Avancini e via della Collina, dal valore stimato di 1.563.200,00 euro ; l'ex macello «Mori ferrovia», in comune catastale di Lizzana, ( 3.750.000,00 ) e l'immobile «Ex Sait» di Rovereto in via Mario Amato (ex via del Ben) che vale 493.000,00 euro .

Su questo «scambio», Ance ha qualcosa da dire: «Preso atto della necessità di procedere alla dismissione di detti immobili» scrive Misconel «non di meno evidenzio che i medesimi, in molti casi, risultano avere destinazione urbanistica "ad uso pubblico". Un tale vincolo, come può facilmente comprendere, penalizza fortemente la possibilità per l'aggiudicatario di un futuro possibile sviluppo immobiliare». Ance chiede dunque alla Provincia chiarezza sulla «possibilità da parte del futuro aggiudicatario di ottenere un cambio di destinazione d'uso». Non solo. «Chiedo anche di chiarire» aggiunge Misconel «i termini e i modi per il passaggio di proprietà degli immobili stessi, anche con riferimento alla possibilità di indicare nei preliminari di compravendita l'acquisto per persona da nominare, in modo da tenere debitamente in conto gli aspetti sia finanziari che fiscali, evitando quindi duplicazioni di imposta».

E, poi, c'è la «follia» della fidejussione indicata nel capitolato di appalto del collegamento Loppio-Busa. «C'è una richiesta specifica» scrive Misconel a Gilmozzi «prevista negli atti di gara, riguardante una polizza fidejussoria bancaria del tipo "a prima richiesta" di importo pari a 20 milioni di euro, a copertura di eventuali danni arrecati alla galleria idraulica di proprietà di Hydro Dolomiti Energia, società partecipata dalla Provincia». La questione è rilevante per due aspetti, il primo formale, il secondo sostanziale. «Tale fidejussione» evidenzia il presidente di Ance «si somma alla polizza Car ( Contractors alla risk a carico del costruttore di opere civili, ndr) prevista dalla normativa sui lavori pubblici, il che peraltro fa sorgere qualche dubbio circa la legittimità di una tale richiesta»,
L'aspetto sostanziale riguarda invece «la difficoltà a reperire sul mercato tale copertura, una difficoltà che si rifletterà sicuramente in modo negativo sulla possibilità di partecipazione alla gara da parte delle imprese medie locali, che non possono accedere a situazioni finanziarie di tale levatura».

Da qui la richiesta che «detta garanzia possa essere ricondotta all'interno delle coperture previste dalla legge, ed in particolare nella partita Rct (Responsabilità civile verso terzi, ndr) della polizza Car». La sostanza, per le imprese di costruzione trentine, è la seguente: essere «tagliate fuori», sorpassate da ditte da fuori con le spalle finanziariamente larghe. «In un periodo di crisi, con fatturati in calo, posso assicurare che in Trentino, e probabilmente anche in Alto Adige, non esiste un'impresa in grado di presentarsi in banca per avere una fidejussione di questo importo. È una difficoltà reale» spiega Misconel.

La palla passa dunque alla Provincia, che già è sollecitata a rivedere le modalità di altri appalti, come quello dei servizi di pulizia a basso impatto ambientale (da 95,35 milioni , suddivisi in 19 lotti), contestato da Federazione trentina della cooperazione, Confindustria Trento, Assoartigiani del Trentino e dalla stessa Ance.

 


 APPALTI PAT PER OLTRE MEZZO MILIARDO

 L’Apac, l’Agenzia provinciale per gli appalti e i contratti, dall’1 gennaio al 17 luglio 2017, ha bandito procedure di gara per 418 milioni di euro.

Lo spiega l’assessore alle infrastrutture e all’ambiente, Mauro Gilmozzi, in risposta ad una interrogazione presentata, proprio il 17 luglio, dal consigliere di Civica Trentina Rodolfo Borga. Borga partiva da un fatto: da tempo in Trentino è in atto una contrazione delle risorse disponibili per gli investimenti. «A fronte di una media annua per il periodo 2009-2013 di risorse disponibili per investimenti pari a quasi 1 miliardo e 300 milioni, per il periodo 2014-2018 la media è scesa a 821 miloni.

Per i prossimi anni (2018-’20)» annotava Borga «le risorse disponibili a tale scopo sono indicate in circa 565 milioni l’anno. Le previsioni sono ancora più drastiche per gli anni successivi, per i quali, considerato il prossimo esaurimento del flusso dei gettiti arretrati dovuti dallo Stato, i volumi delle risorse disponibili per investimenti sono stimati tra i 200 ed i 400 milioni l’anno».

È di fronte a questo quadro e all’impatto negativo «per le nostre imprese», secondo il consigliere di Civica Trentina, che «sempre più vengono censurati i ritardi che penalizzerebbero un gran numero di opere pubbliche».

Borga ha chiesto chiarezza in quanto «ancora una volta i responsabili di tale situazione, da dare in pasto all’opinione pubblica, sono stati individuati nelle amministrazioni comunali». Borga ha verificato in luglio l’elenco pubblicato sul sito dell’Apac, da cui risultava che «l’ammontare complessivo dei procedimenti in corso è pari a 528,5 milioni di euro, di cui 19 riguardano opere di Comuni seguite da Apac medesima».

E siccome gli interventi finanziati a valere sulla legge in materia di finanza locale valgono 155,3 milioni, di cui 41,4 ammessi per gli anni 2016 e 2017, e l’ammontare delle opere non avviate finanziate sul Fut-budget territoriale è pari a 29 milioni, Borga ne trae la conclusione che «a giudicare dai dati, non pare proprio che i principali responsabili dei ritardi lamentati possano essere individuati nei Comuni.

Ben 528 milioni di spesa (su 712) sono infatti gestiti da Apac». Da qui la richiesta di conoscere le cause dei ritardi accumulati. L’assessore Gilmozzi risponde, prima, spiegando che «nel corso della procedura, Apac s’interfaccia con più soggetti interni ed esterni alla Provincia, ognuno dei quali responsabile per gli aspetti di propria competenza».

E, poi, fornendo in una tabella  i casi (sono 12) in cui si sono accumulati ritardi. Gilmozzi ricorda che «il sistema di monitoraggio è attivo dal 1 febbraio 2017 e che lo stesso traccia le tempistiche relative alle procedure aperte bandite dopo il 19 aprile 2016 e ai confronti concorrenziali indetti nel 2016 le cui sedute di gara si siano svolte dopo il 7 marzo 2017. Risultano pertanto monitorate» aggiunge Gilmozzi «procedure bandite nel 2016 per 109 milioni (a fronte di un ammontare totale bandito nel 2016 pari a 341,7 milioni).

Procedure per 418 milioni rappresentano quanto bandito nel 2017 da Apac alla data del 17 luglio 2017. Su 111 gare monitorate, le procedure da aggiudicarsi o già aggiudicate contraddistinte dal semaforo rosso erano 12 (al 17 luglio, ndr)».

Gilmozzi spiega che «per evidenziare le procedure concluse in ritardo, è stata fatta la scelta di lasciare il semaforo anche dopo l’avvenuta aggiudicazione». E precisa che sulle 12 con il rosso, «le procedure riguardanti i comuni sono 2 (pari a 2,8 milioni di euro) su 26 monitorate e sono entrambe relative all’affidamento dei servizi di gestione degli asili nido comunali».

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