Undicenne vittima del bullo Denunciato istruttore di vela

di Paolo Liserre

A poche settimane dalla sentenza di condanna (di primo grado) del tribunale della Federazione Italiana Vela, una nuova bufera si abbatte sullo Fraglia della Vela Riva, sodalizio storico e prestigioso di tutto il panorama sportivo provinciale oltre che nazionale e internazionale.
La mamma di un bambino di 11 anni, tesserato per i colori rivani da inizio 2015 sino alla fine dell'anno scorso, il 25 maggio scorso ha depositato presso la cancelleria della Procura della Repubblica di Rovereto una formale denuncia-querela a carico di un istruttore, del direttore tecnico e del presidente della Fraglia Vela Riva affinché la magistratura avvii tutti gli accertamenti necessari ed eventualmente proceda penalmente rispetto ai reati ipotizzati di «atti persecutori», «lesione personale», «truffa» e «appropriazione indebita» (queste due ultime ipotesi, secondo la denuncia, riguardano solo l'istruttore).

Nell'atto di denuncia la mamma del piccolo afferma che tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2016 (periodo durante il quale il figlio è stato tesserato per la Fraglia) «sono accaduti fatti gravissimi, ripetuti episodi di "bullismo" e atti persecutori in danno di mio figlio. L'istruttore in questione - scrive testualmente la signora nella denuncia querela depositata in Procura a Rovereto - si sarebbe reso (il condizionale è una nostra licenza perché le accuse sono tutte da provare e spetterà alla magistratura eventualmente accertarle, ndr.) dolosamente responsabile di pesanti offese verbali nonché violente azioni fisiche apostrofando mio figlio in presenza anche degli altri compagni di squadra».

La denuncia riporta anche gli "apprezzamenti" che, sempre secondo la tesi della signora, l'istruttore avrebbe espresso nei confronti del piccolo atleta. Il quale avrebbe deciso di raccontare tutto ai genitori solo un paio di mesi fa, quando è balzata agli onori della cronaca la precedente vicenda che ha coinvolto un'altra minore e che ha portato alla condanna di primo grado sia dell'istruttore che della Fraglia in sede di tribunale sportivo federale.

In questi giorni il presidente della Fraglia Giancarlo Mirandola è in Grecia e contattato dalla nostra redazione preferisce non rilasciare dichiarazioni ufficiali: «Mi limito ad un no comment - ci ha detto ieri - Risponderanno i nostri avvocati nelle sedi preposte. Vedremo alla fine chi ha ragione e chi ha torto. Non dico altro».

Ad aprile per il caso della «bimba spiaggiata» il collegio giudicante del tribunale federale della Vela di Genova, composto dal presidente Alessandro Ghibellini e dai giudici a latere Enrico Salvatico e Michele Micalizzi, aveva condannato l'allenatore alla sanzione disciplinare di 20 giorni di sospensione più altri 10 dall'attività di tecnico come «sanzione accessoria» mentre il sodalizio presieduto da Giancarlo Mirandola era stato riconosciuto colpevole per «responsabilità oggettiva» e di conseguenza condannato alla pena pecuniaria di 4.000 euro. Un verdetto peraltro di primo grado, rispetto al quale la Fraglia è intenzionata a presentare ricorso in appello. Ma nel frattempo ecco quest'altra tegola. Ed è tutta pubblicità che non aiuta.

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