Paolini e Prandi: condanna È stato tentato omicidio

La Corte d'appello di Trento ha riformato la sentenza di primo grado a carico dei due imputat inasprendo e non di poco le pene a loro caric

di Paolo Liserre

Colpo di scena nella vicenda giudiziaria dell'accoltellamento al parcheggio ex Carmellini, la notte tra il 16 e il 17 maggio di tre anni fa, allorquando una lite tra alcune persone degenerò e a farne le spese fu l'arcense Andrea Leoni, ferito all'addome da una coltellata.

La Corte d'appello di Trento ha riformato la sentenza di primo grado a carico dei due imputati, Nicola Paolini e Michele Prandi, inasprendo e non di poco le pene a loro carico. Perché, e qui sta il passaggio forte e in parte nuovo del verdetto di ieri, secondo i giudici di secondo grado quella coltellata fu inferta per uccidere e le ferite conseguente erano potenzialmente mortali.

Non solo quindi «lesioni pluriaggravate», come deciso in primo grado, ma la ben più pesante contestazione di «tentato omicidio» che nel processo svoltosi due anni or sono a Rovereto (giudice Riccardo Dies) venne scartata anche sulla base delle consulenze tecniche portate da accusa e difesa.

Per la Corte d'appello di Trento, che ha così accolto la tesi della Procura della Repubblica portate in giudizio dal sostituto procuratore generale Bruno Fedeli, ci sono gli estremi del tentato omicidio e di conseguenza le pene inflitte a Paolini e Prandi sono diventate decisamente più pesanti: 5 anni al primo, 3 anni, 2 mesi e 10 giorni al secondo (in primo grado Paolini si beccò 3 anni, Prandi 2 anni e 4 mesi).

Cosa abbia portato il collegio giudicante d'appello a «invertire la rotta» e convincersi che sarebbe stato tentato omicidio, lo si capirà con precisione tra 90 giorni, termine entro il quale la corte dovrà depositare le motivazioni della sentenza. Sentenza contro la quale hanno già preannunciato sicuro ricorso in Cassazione i legali di fiducia di Paolini e Prandi, gli avvocati Stefano Pietro Galli e Mattia Gottardi.

«Non ci capacitiamo di questa decisione - afferma il primo - Sicuramente siamo sorpresi e altrettanto sicuramente presenteremo ricorso in Cassazione. A nostro avviso erano già poco argomentate le lesioni aggravate, figuriamoci la contestazione di tentato omicidio che peraltro era già stata esclusa dal giudice di primo grado. Ci sono anche le consulenze tecniche che escludono come le ferite riportate da Leoni fossero potenzialmente mortali. A cominciare, sia chiaro, da quella della stessa pubblica accusa. Fu un colpo di striscio, probabilmente anche involontario, e la vittima rimase in piedi e nemmeno s'accorse in un primo momento della ferita». La consulenza del pubblico ministero aveva escluso «l'esistenza di postumi permanenti» a danno della vittima, l'arcense Andrea Leoni, affermando che «la lesione personale subita da Leoni lieve, stante che ne era derivata una malattia di durata compresa tra i 21 e i 40 giorni».

I fatti risalgono alla metà di maggio del 2014. Dopo una serata al pub «Il Gatto Nero» di Arco, finisce alle mani una discussione tra Paolini, Prandi e due altri ragazzi, tra cui Leoni appunto. Al termine della colluttazione, Leoni finisce al pronto soccorso con una coltellata nell'addome. Da qui le indagini e l'arresto, qualche settimana più tardi, di Paolini e Prandi. Secondo l'accusa l'aggressione fu di stampo politico: vedendo due ragazzi di area anarchica, Paolini e Prandi (entrambi simpatizzanti di estrema destra) si sarebbero scagliati contro di loro. Calci, pugni, spinte, fino all'epilogo: Paolini avrebbe tirato fuori il suo coltello e avrebbe colpito Leoni. Di tutt'altro avviso ovviamente la difesa. Ad attaccar briga sarebbero state le due presunte vittime e una di loro avrebbe estratto il coltello che peraltro non venne mai ritrovato.

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