Palazzo Martini, ok all'acquisto del piano nobile

di Paola Malcotti

Ci sono volute quasi quattro ore, ma alla fine la giunta guidata da Adalberto Mosaner è riuscita - con i soli voti della maggioranza - ad aggiudicarsi il via libera per l’esercizio del diritto di prelazione su tre porzioni materiali di palazzo Martini. Come da invito della Sovrintendenza per i beni culturali della Provincia, giunto in municipio il 9 marzo scorso, lo storico edificio di via Maffei entrerà quindi presto a far parte del patrimonio pubblico rivano, per una somma complessiva di «soli» 341.200 euro. Un vero affare dunque, considerato che la cifra che il comune andrà ad impegnare è di gran lunga inferiore rispetto al valore di stima desunto dalla perizia del Ctu, l’organismo di consulenza tecnica del tribunale di Trento, di 873.664 euro.

Ad avanzare forti dubbi sull’operazione, i consiglieri comunali di minoranza, che - pur riconoscendo il pregio del palazzo e il significato dello stesso per la città - hanno lamentato la mancanza di un serio progetto per il futuro uso degli spazi della nuova proprietà. «In sostanza, quale sarà la loro destinazione?» ha chiesto Franca Bazzanella nel corso della discussione «Non vorrei che una volta acquistati, i locali rimanessero vuoti e inutilizzati». «Mi domando se questa operazione abbia davvero un obiettivo storico-culturale oppure se faccia l’interesse di pochi privati - la riflessione di Stefano Santorum - Si parla di impiego per scopi culturali, ma cosa si intende nello specifico? Oltre all’acquisto, bisognerà poi pensare anche ai costi per la normale gestione: i soffitti sono sì riccamente decorati ma sono molto alti, il che comporterà costi elevati di riscaldamento e manutenzione. Qual è dunque l’interesse pubblico, considerato che per recuperare i fondi per l’acquisizione si dovranno congelare due opere già inserite in bilancio?».

Quindi le forti critiche sul modus operandi della giunta comunale espresse dai rappresentanti del M5S. «La comunicazione della Sovrintendenza risale al 9 marzo scorso mentre il 31 marzo c’è stata seduta di consiglio comunale: perché ci è stato detto dell’operazione solo due giorni fa? Abbiamo avuto pochissime ore per analizzare la questione - hanno detto Prada e Matteotti – È inaccettabile procedere all’acquisto di un bene pubblico con così poco preavviso e senza aver predisposto un progetto sull’investimento. Ma poi, è davvero necessario? Possibile che non ci siano altri spazi disponibili da destinare ai matrimoni? Stiamo parlando di un diritto di prelazione e non di un dovere! I soldi sono degli amministratori o dei cittadini? Perché non chiediamo ai rivani come intendono spenderli? Al di là del pregio storico-culturale, dubitiamo poi che palazzo Martini sia a norma per quanto riguarda lo sbarrieramento architettonico previsto per legge, cosa che di fatto ne preclude fin da ora ogni utilizzo pubblico. Dunque, cosa lo compriamo a fare?».

Unica voce fuori dal coro quella di Francesco Campisi, che forte di un’esperienza trentennale nel campo immobiliare, ha lodato l’operazione, proponendo all’amministrazione di rimettere un domani sul mercato la proprietà ad un prezzo superiore a quello di acquisto ed utilizzare la plusvalenza in altri progetti per la città. «Comprendo che vi siano dubbi - la replica del sindaco - ma stiamo parlando di qualcosa di cui a Riva si discute da decenni. Mi spiace perché pensavo che un’operazione del genere fosse apprezzata: a quanto pare non è così».

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