Lo scheletro della piazza

La salma è stata rimossa dalla sua tomba e trasportata a Trento

di Chiara Turrini

«Un ritrovamento importante, ma non sorprendente». La referente per l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza, Cristina Bassi, commenta così la scoperta di uno scheletro sepolto qualche metro sotto terra a lato della chiesa Collegiata. La salma è stata rimossa dalla sua tomba e trasportata a Trento, dove verrà sottoposta agli esami del caso, tra cui il «carbonio 14» che dovrà stabilire da quanto tempo essa giace sotto terra. La struttura lapidea che lo ha contenuto per centinaia di anni rimarrà ad Arco, documentata e ricoperta per consentire il seguito dei lavori.

Per ora non è dato sapere né il sesso né il ruolo sociale dell’uomo o della donna inumato a fianco della chiesa. Le ossa recentemente rinvenute colpiscono per la qualità della conservazione e per la probabile datazione, più antica rispetto al periodo seicentesco degli ultimi ritrovamenti di resti umani. Tuttavia, dalla Soprintendenza si fa sapere che non sono stati trovati elementi intorno al corpo in grado di aiutare nella ricostruzione storica. La Soprintendenza aveva seguito dall’inizio gli scavi per il nuovo impianto di illuminazione della piazza, visto che l’area è da anni sotto l’attenzione degli archeologi. Da giorni sul cantiere comunale è ospite fisso un archeologo, Silvio Lorenzi, per occuparsi del monitoraggio e della raccolta dati.

Negli strati di terra sottostanti la chiesa di Arco ci sono sicuramente tracce di epoche diverse, da quella romana a quella Alto Medievale, fino ad arrivare allo strato più recente, che risale al XVIII secolo. «La ricerca è però svolta su aree puntuali - ha detto Bassi commentando l’indagine - e fortemente disturbate dai sottoservizi moderni». Tra il municipio e la chiesa ci sono le fondazioni di una villa romana, lo strato documentato finora più antico. Nei giorni scorsi è stato trovato anche l’antico abside della chiesa di Sant’Antonio, precedente alla Collegiata e contemporanea alla chiesetta di San Michele, edificate entrambe nell’area dell’attuale piazza Marchetti. Il ritrovamento è stato però documentato e ricoperto.

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