Cento fiaccole in piazza ad Arco per ricordare le vittime di Parigi

«Chi uccide in nome della fede non può considerarsi musulmano». Messaggio schietto e senza fronzoli quello di Abdal Rahaman

di Roberto Vivaldelli

«Chi uccide in nome della fede non può considerarsi musulmano». Messaggio schietto e senza fronzoli quello di Abdal Rahaman, vicepresidente dell'associazione «La speranza» di Dro, intervenuto questa sera durante la manifestazione «Restiamo umani, restiamo uniti» svoltasi in Piazza 3 Novembre ad Arco.

Manifestazione spontanea organizzata dall'arcense Roberto Cattoi - già presidente dell'Anpi Alto Garda - che è riuscita a riunire un centinaio di persone, tra cui molti musulmani residenti nell'Alto Garda, al fine di ricordare le vittime e dare un messaggio unitario di pace dopo i tragici attentati di Parigi.

«Non facciamo confusione tra Islam e terrorismo - ha ricordato Abdal Rahaman - tra tutti noi deve esserci fratellanza e armonia; amici italiani difendeteci anche voi dagli attacchi che alcuni mass media fanno nei nostri confronti».

Significativa la testimonianza di Olén, giovane mamma francese che da qualche anno vive ad Arco insieme al compagno italiano e che Parigi la conosce profondamente: «Non ci sono parole per descrivere quello che è successo - ha detto - bisogna distinguere tra la religione e le persone. Nessun Dio dice di ammazzare gli altri e chi dice di farlo mente, non è un vero musulmano e non può esserlo, in nessun modo».

Una delle vittime,la ricercatrice universitaria veneziana Valeria Solesin, da qualche anno a Parigi ma laureatasi a Trento, era la fidanzata di Andrea Ravagnani di Dro.

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