Civezzano / L’ultimo saluto

Una grande folla per l'addio ad Alessandro Guido, il medico di base morto a 37 anni

I colleghi: “Una vita vissuta senza riserve”. Sul feretro chiaro la maglietta bianca, con i nomi degli amici di «Un cuore un mondo» e il gagliardetto della sua sezione Sat, a stringersi in unico abbraccio ai congiunti più stretti: la moglie Gioia, mamma Graziella, papà Cipriano e la sorella Elisa

CIVEZZANO. «Sempre più su, passo dopo passo, sempre più su. Libero mi sento e suono nel vento». È il saluto nostalgico e affettuoso che Alessandro Guido lascia nei cuori di ognuno, al momento di incamminarsi attraverso quei sentieri sempre amati e rispettati. Un'eredità per i suoi famigliari, gli amici e la comunità, affidata alla memoria funebre all'ingresso della chiesa, che lo ritrae sorridente e felice tra le sue amate montagne. Chi lo ha conosciuto lo immagina così. Oppure con la sua chitarra a tracolla.

Non è mancato nessuno a salutare per l'ultima volta il chirurgo e medico, sabato primo febbraio pomeriggio, alle esequie nella pieve parrocchiale di Santa Maria Assunta, a Civezzano.

Una moltitudine senza fine si è ritrovata a piangere la scompara del trentasettenne di Civezzano, morto di primo mattino, domenica 26 gennaio, all'ospedale di Padova, dove era stato sottoposto al trapianto di cuore, alla fine dello scorso mese di dicembre.

Una lunga fila di persone, composta anche da colleghi medici, autorità istituzionali di Civezzano, Sant'Orsola Terme e Palù del Fersina, e tanti giunti da Padova.

Sul feretro chiaro la maglietta bianca, con i nomi degli amici di «Un cuore un mondo» e il gagliardetto della sua sezione Sat, a stringersi in unico abbraccio ai congiunti più stretti: la moglie Gioia, mamma Graziella, papà Cipriano e la sorella Elisa. Con tutti gli altri parenti. Alessandro Guido era residente a Sant'Orsola Terme, dove era titolare dell'ambulatorio di medico di famiglia.

Attività che svolgeva anche a Palù del Fersina e nella stessa sua Civezzano, dove era impegnato per qualche ora spalmata su tre giornate, nell'ambito del gruppo «Mi prendo cura di te» con altri medici.

Trentasette anni di vita intensa, dedicata allo studio del corpo umano; una professionalità messa al servizio della cura con gli ambulatori di prossimità.

«La morte non è niente. Sono solamente passato dall'altra parte. È come fossi nascosto nella stanza accanto». Sono le parole che propone e fa leggere Pasquale Bazzoli, prete amico e socio della Sat di Civezzano, che ha concelebrato il rito funebre accanto al parroco, padre Angelo Gonzo, prendendo a prestito uno scritto del Canonico della Cattedrale di S. Paolo a Londra.

Che continua: «Pregate, sorridete, pensatemi. Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima. Pronunciatelo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza. La nostra vita è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai vostri pensieri e dalla vostra mente, solo perché sono fuori dalla vostra vista? Ritroverete il mio cuore ne ritroverete la tenerezza purificata. Asciugate le vostre lacrime e non piangete. Il vostro sorriso è la mia pace».

«Credo che Alessandro, al pari dei congiunti, nutrisse speranza di potere riprendere la vita come un dono e un cammino ancora da fare. Non è stato così», considera padre Angelo riferendosi al trapianto di cuore. Per aggiungere poi: «Si rinasce sempre».Non sono mancati i bellissimi canti proposti dal «Coret», del quale era stato componente.

Dalla famiglia dei medici missionari con l'Africa Cuamm di Padova, dove il 37enne ha vissuto preparandosi a divenire medico, il messaggio: «La vita è sempre un dono e va vissuta, senza riserve, con consapevolezza, fino all'ultimo giorno come ha fatto Alessandro».

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