In pensione il "gigante buono": una vita da autista soccorritore
Lorenzo Pisetta, residente a Gardolo, può ora godersi la meritata pensione. Per una vita è stato al servizio degli altri come autista soccorritore a Mezzolombardo, poi per un lungo periodo a Trento e infine a Pergine. Una vita a bordo delle ambulanze, alle prese con mille emergenze sanitarie ma anche umane
PERGINE. Ultimo giorno di lavoro per il "gigante buono" della postazione di Trentino Emergenza di Pergine. Dopo 36 anni di lavoro, prima all'ex Usl, poi al Trasporto Infermi e infine a Trentino Trasporti, Lorenzo Pisetta, residente a Gardolo, può ora godersi la meritata pensione. Per una vita è stato al servizio degli altri come autista soccorritore a Mezzolombardo, poi per un lungo periodo a Trento e infine a Pergine. Una vita a bordo delle ambulanze, alle prese con mille emergenze sanitarie ma anche umane.
Una vita spesa a correre in aiuto di chi ne aveva bisogno. «Una colonna portante», dicono di lui i colleghi con i quali ha lavorato. Carismatico, trascinatore, oltre che bravo nel suo lavoro era anche un innovatore. Il sistema che lui aveva ideato per redigere i turni degli autisti (un rebus come sa bene chi deve riempire le caselle) era risultato così innovativa e utile che poi era stato "copiato" da molti altri servizi dell'Azienda sanitaria. Per un certo periodo era stato chiamato anche a ricoprire il ruolo, come facente funzioni, di coordinatore degli autisti.
Nonostante fosse un decano della professione, Lorenzo Pisetta si è sempre distinto per la sua capacità di collaborare con gli altri colleghi, anche con i tanti nuovi arrivati che hanno sostituito gli autisti soccorritori che negli ultimi anni sono andati in pensione. «Grazie per il lavoro che hai prestato a favore di tutti, per l'entusiasmo e la competenza che hai sempre dimostrato durante il lavoro. Ci mancherai».
A salutarlo, nel suo ultimo giorno di lavoro, ci saranno i 22 autisti, i 6 infermieri e il coordinatore della postazione di Pergine. Sarà l'occasione per ricordare qualche aneddoto dei lunghi anni insieme, ma anche per dire un sentito grazie al collega.