Salute / Cambio

Pergine, i Camilliani lasciano le comunità di Maso San Pietro e Tre Castagni, bando di gara per un nuovo gestore dei servizi psichiatrici

Le comunità di recupero, nel solco di padre Beppino Taufer, continueranno il servizio ma non è detto che gli ospiti rimarranno lì: si conta sul PNRR per importanti lavori ai padiglioni

di Luigi Oss Papot

PERGINE. Dall'anno prossimo, dopo quasi quarant'anni, Pergine saluterà la felice esperienza della comunità terapeutica di Maso San Pietro e Maso Tre Castagni, gestita dalla Fondazione Opera San Camillo dei padri camilliani, in convenzione con l'Azienda provinciale per i servizi sanitari, ed accreditata per la funzione residenziale psichiatrica.

Ciò, va precisato subito, non comporterà la cessazione del servizio, ritenuto indispensabile sia dalla Provincia che dall'Azienda sanitaria, grazie al riconoscimento del patrimonio di competenze acquisito negli anni dall'equipe e all'efficacia degli interventi terapeutico-riabilitativi per i pazienti provenienti da tutta la provincia.

Questo cambiamento, quindi, non influirà sui pazienti attualmente ospitati nel grande spazio dell'ex ospedale psichiatrico, che verranno presi in carico dal nuovo soggetto che verrà individuato dall'apposito bando (così come stabilito da una recente delibera di giunta provinciale): rassicurazioni in tal senso arrivano dalla direzione sanitaria della Comunità. Gli ospiti verranno solo spostati laddove il nuovo ente gestore accreditato e vincitore del bando disporrà degli spazi adeguati alla collocazione della comunità.

Allo stesso modo, non dovrebbero esserci ripercussioni per il personale attualmente impiegato nella comunità: di questo si è parlato proprio ieri pomeriggio, nel corso di un incontro collettivo, vista la preoccupazione per questi cambiamenti.

Anche i sindacati stanno monitorando tutto l'iter per questo passaggio, cercando incontri sia con l'Opera San Camillo che poi con il successivo gestore, con l'obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro.

La decisione, da parte dei camilliani, di recedere dalla gestione del servizio residenziale e semi-residenziale ai Tre Castagni a Pergine è diventata pubblica pochi giorni fa per una delibera della giunta provinciale, ma era stata formalizzata ancora lo scorso 7 febbraio: questo a seguito anche del venir meno di vocazioni nell'ordine religioso votato all'assistenza dei bisognosi e per ragioni di riorganizzazioni generali dell'ente.

La comunità, i perginesi lo ricordano bene, è stata la casa e la ragion d'essere di padre Beppino Taufer, scomparso a gennaio dell'anno scorso, che si è speso per i malati, per il loro benessere e per rompere quel muro che ancora oggi divide la società dei "sani" da quella dei "matti". La città di Pergine, dal canto suo, si è sempre dimostrata accogliente, è stata insieme protagonista e spettatrice di innumerevoli iniziative che sono state fondamentali per lo scambio e l'inclusione degli ospiti, come ad esempio le mostre triennali dell'Atelier Maso San Pietro, esposizioni delle pitture di alcuni ospiti particolarmente abili nel laboratorio di pittura creativa, oppure l'inserimento in appartamenti autonomi sul libero mercato di pazienti dimessI (fra le prime sperimentazioni), o ancora con le associazioni che si sono avvicinate alla comunità, come il fortunato connubio con l'Auser.

Quel che si viene a sapere dalla delibera giunta provinciale è invece che, dall'anno prossimo, le strutture di Maso San Pietro e Maso Tre Castagni «saranno utilizzate per altre attività nell'ambito degli interventi previsti a Pergine Valsugana dal Pnrr»: che cosa tuttavia bolla in pentola, ancora non si sa. Pare che, con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, si voglia metter mano anche ai padiglioni che si trovano ai piedi del parco Tre Castagni, in un generale processo di rinnovo e riorganizzazione dei servizi presenti in città.

Il nuovo ente gestore che la Provincia sta cercando (per le cui prestazioni è stato stabilito un budget annuo onnicomprensivo di 1,5 milioni di euro) dovrà prevedere - si legge ancora nella delibera - di avere, oltre che le figure di equipe necessarie (coordinatore, professionisti sanitari, oss, operatori amministrativi, personale per progetti), anche «strutture con capacità ricettiva di 30 posti letto residenziali (organizzati in nuclei che non prevedano più di 20 posti ciascuno) e di 4 posti semi residenziali».

Mancano poco meno di 60 giorni alla chiusura del termine per presentare la domanda di partecipazione al bando, scaduti i quali si saprà il destino della comunità.

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