Agricoltura / Il problema

Il "colpo di fuoco" fa paura ai contadini della Valsugana, divieto di spostare gli alveari

Nei territori di Bosentino, Calceranica, Caldonazzo, Levico, Novaledo, Pergine e Tenna è allerta per il batterio che uccide le piante di melo e pero: le misure in atto

di Luigi Oss Papot

ALTA VALSUGANA. Il dirigente del Servizio agricoltura della Provincia, Romano Masè, con una recente determinazione, mette in guardia i proprietari di alveari in diversi comuni dell'Alta Valsugana a causa dell'emergenza del «colpo di fuoco batterico»: non potranno spostarli (salvo seguire un preciso iter di quarantena) dai territori di Bosentino, Calceranica, Caldonazzo, Levico, Novaledo, Pergine e Tenna per contenere la diffusione della malattia.

La zona è infatti, già dagli anni scorsi, una delle più colpite dal batterio Erwinia amylovora: in Italia è presente dal 1990 e in Trentino il primo caso risale al 2003.

Il suo nome, «colpo di fuoco», descrive la sintomatologia che si osserva sulle piante colpite, dove foglie e germogli appassiscono e arrossano: la pianta assume così un aspetto "bruciato". Ad essere maggiormente colpite sono le piante (e quindi le coltivazioni) di melo e pero.

È una delle malattie infettive più gravi che possano colpire queste piante, ma il contrasto risulta assai difficile: in zona prosegue fin dal 2020, ma a distanza di due anni risulta ancora necessario porre in essere delle misure di difesa, in quanto il batterio si può diffondere anche attraverso gli insetti, oltre che dal materiale vegetale infetto (anche senza mostrare sintomi).

Dai cancri e dagli organi infetti, il batterio può fuoriuscire ed evadere sotto forma di goccioline di essudato che contiene cellule vive del batterio, elementi di diffusione nell'ambiente. Il batterio può entrare solo da ferite o dal fiore e si diffonde tramite vento, piogge, insetti, api e uccelli.

L'uomo può contribuire alla diffusione del patogeno attraverso le operazioni colturali, in particolare tagli e potature. Il batterio può sopravvivere anche a lungo, senza causare malattia, sia sulle superfici degli organi della pianta che all'interno dei tessuti vascolari, e in condizioni favorevoli dà origine ai sintomi.

La moltiplicazione del batterio è favorita da umidità relativa superiore al 60% con temperature comprese tra i 15 e i 32 gradi associate anche a nebbia, pioggia, rugiada e grandine. Il Servizio agricoltura della Provincia dunque vieta, da aprile e fino al 30 giugno, lo spostamento di alveari dai 7 comuni della Valsugana verso gli altri territori frutticoli provinciali indenni dal colpo di fuoco, proprio per cercare di arginarne la diffusione; altresì, per lo stesso periodo di tempo, è vietato su tutto il territorio provinciale l'utilizzo di nuclei o alveari di api "a perdere".

Gli spostamenti saranno consentiti solo se, primo della movimentazione, gli alveari saranno mantenuti chiusi per 48 ore fino al momento della loro collocazione nella nuova postazione o se verranno collocati in un luogo al di sopra dei 1.000 metri di quota per 72 ore e che sia distante almeno 3 chilometri in linea d'aria da zone coltivate a melo.

Il servizio di impollinazione, anche tramite impiego di alveari provenienti da altre regioni o province, è consentito purché il destinatario del servizio (singolo o associato) verifichi preventivamente l'adozione da parte degli apicoltori interessati delle misure di quarantena previste dalla determinazione, che andrà attestata mediante la compilazione di un modulo da inviare al Servizio agricoltura provinciale, che dovrà pure essere redatto se un apicoltore vorrà spostare gli alveari al di fuori delle aree individuate come "a rischio".

 

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