Al lago, dove i minuti valgono una vita una giornata con i bagnini

di Elena Nicolussi Giacomaz

L’estate non è ancora giunta al giro di boa, eppure, tra le acque dei laghi trentini, hanno già perso la vita 4 persone.

Un bilancio pesantissimo, come non accadeva da anni. Tra i fattori ricorrenti in questo tipo di tragedie, per gli esperti, compare la scarsa consapevolezza delle proprie capacità natatorie, la differenza di temperatura fra l’esterno e l’acqua, e l’inoltrarsi in fasce orarie non presidiate dagli assistenti bagnanti. «In una condizione normale di servizio - racconta Marco Salvo, coordinatore Security Srl per Spiagge Sicure - con l’unità di soccorso mobile presente sul lago di Caldonazzo in 30 secondi dall’allarme riusciamo ad essere in partenza, ed in 1 minuto e 45 sul posto. Da qui triangoliamo la zona, fissiamo l’ancoretto, e l’apneista è pronto ad immergersi. E siamo a 3 minuti». Momenti in cui ogni secondo si rivela fondamentale, considerato che i danni al cervello in caso di annegamento fino ai 5-6 minuti sono reversibili, dopo gli 8 minuti, irreversibili.

Sono le 11 del mattino di domenica, orario di inizio presidio, spiaggia Barche 2 sul Lago di Caldonazzo.
Dalla radio del coordinatore risuona la conferma di avvio del servizio, ad una ad una, da parte di tutte le torrette operative. In lontananza canoe, pedalò e sub; più vicino a riva, i primi bagnanti in acqua tra giochi e materassini. Marco Salvo e Silvio Battaini, formatore, maestro di salvamento e apneista Security, sono pronti per il primo giro di ricognizione della giornata a bordo del gommone. Si parla di questa stagione dall’avvio “con il botto”, del comportamento della gente dopo la quarantena, delle insidie dei laghi. «Quest’anno vediamo comportamenti strani e anomali - spiega Salvo mentre l’idroambulanza raggiunge spiaggia Pescatore - non si è mai visto un gruppo di ragazzi che per divertimento scuffia un pedalò frontalmente, come è successo pochi giorni fa. Poi casi di risse tra giovani, nuotatori ultraottantenni che attraversano il lago senza presìdi, persone che si fanno trasportare dietro l’elica delle imbarcazioni o che si avventurano nonostante i temporali in arrivo. Capisco che la gente si sia sentita agli arresti domiciliari durante il lockdown, ma non si può mai rinunciare al buon senso». Altro caso che non è giunto alle cronache è quello di un bambino autistico tedesco di 4 anni scappato alla vista dei genitori durante un pranzo sul lago, ritrovato poi dai vigili del fuoco alla foce del Mandola.

«Per noi, quella, era una procedura di disperso accertato fuori dall’acqua.
Ma poteva essere anche in acqua. In quel momento è partita immediatamente la catena del soccorso, fortunatamente andata a buon fine».
In zona Pescatore la situazione è tranquilla. A presidiare le acque arriva anche il gommone dell’Unità nucleo cinofilo salvataggio con a bordo Sunny: un terranova di 3 anni con i suoi accompagnatori. Poi il motore da 40 cavalli riparte all’improvviso, ed in pochi secondi si raggiunge zona Riviera, presidiata da Federico Osler. «Guarda, ragazzi come lui sono il futuro. È stato lui a trovare il signore annegato dal pedalò in zona Pescatore. Quella che vince è sempre la squadra, non le singole persone. Siamo tutti sostituibili».

A parlare è Silvio Battaini, mentre indossa la mezza muta per compiere l’esercitazione di apnea giornaliera. Si tuffa, e con una sola capovolta sparisce già a 5 metri di profondità, che diventano 9 con un solo colpo di pinna nel mezzo. «Si dice che i fantasmi te li porti in acqua - racconta una volta tornato in superficie -: sott’acqua hai a che fare con le tue paure inconsce. È un tuffo nel blu verso l’ignoto, è una sfida». È anche questo che spinge alcuni bagnanti ad addentrarsi oltre le proprie capacità natatorie? «Direi più una serie di fattori: una scarsa consapevolezza dei propri limiti, incoscienza, poca cultura natatoria. E poi la sfortuna, conta anche quella».

«La consapevolezza dei propri limiti è fondamentale» conclude Salvo mentre il gommone sfreccia verso Barche 2. Sono ormai le 14. «Non bisogna mai inoltrarsi in zone che non si conoscono e prima di tutto valgono sempre le regole di buon senso. Monitorare i minori, usare i galleggianti, aspettare 3 ore dopo i pasti ed immergersi gradualmente.
E, se vediamo un persona in difficoltà, chiamiamo subito il 112 ed aiutiamo i soccorritori indicando i punti di riferimento certi della zona. Una persona che sta per annegare aumenta la propria forza di 3 volte: non va mai affrontata frontalmente, piuttosto va fornito qualcosa di appoggio. Non corriamo ulteriori rischi». Sono le 15, le acque sono gremite. Un ultimo giro di radio a tutte le postazioni. Il gommone pronto a partire attraccato sul pontile. Per i bagnini trentini, un’altra domenica archiviata, di spiagge sicure.

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