Mascherine, sarte in campo per produrle gratis

di Giorgia Cardini

Dire che in Italia c’è fame di mascherine è dire poco.
I dispositivi che devono proteggere innanzi tutto il personale sanitario dal contagio da Covid-19, e poi chiunque sia esposto al rischio, sono ancora pressoché introvabili, a tre settimane dall’inizio accertato del contagio in Italia. Ne servirebbero, stando alle informazioni diffuse, 35 milioni, ma molti Stati esteri hanno bloccato gli invii e siamo in difficoltà.
Ma se a Torino c’è un’azienda, la Miroglio, che ha cambiato la propria produzione passando dall’alta moda al confezionamento delle agognate protezioni, anche in Trentino qualcuno - in piccolo - si muove. O meglio, vorrebbe muoversi.

Sono due stiliste e sarte di Fornace e Albiano, Hilda Dorighi e Marta Fedrizzi. Chiusi o quasi i loro laboratori in attesa che la tempesta perfetta si plachi (quello di Hilda, notissimo, ha anche una vetrina in vicolo del Vo a Trento), si sono chieste se potevano essere utili, avendo macchinari industriali sofisticati a disposizione e due mani d’oro a testa.

«Io ho il laboratorio sotto casa a Fornace - spiega Hilda Dorighi, da 30 anni nel campo della moda, con esperienze da Calvin Klein a New York e presenze a fiere importanti a Milano e Firenze - mentre Marta ce l’ha ad Albiano. In questo periodo siamo ferme, ma leggendo e sentendo che mancano mascherine protettive, mi è venuto in mente che noi abbiamo i macchinari giusti per produrle».

I macchinari okay, ma il tessuto? «Ecco, questo è il problema - spiega Olga -. Ci manca il tessuto certificato e non sappiamo come procurarcelo. Per questo abbiamo pensato a uscire sul giornale, in modo da far emergere il più possibile la nostra disponibilità».
Magari, è l’idea delle due artigiane, qualche azienda italiana potrebbe fornire la materia prima, da trasformare in mascherine; o qualche industria trentina del settore dei filati (e ce ne sono, di blasonate) potrebbe attrezzarsi per produre quello necessario autonomamente, come ha fatto il gruppo Dorighi.
«Vogliamo capire poi - continua Hilda - se ci sono altre sarte o laboratori in possesso di macchinari e bordatrici che potrebbero mettersi a disposizione come noi, per aumentare il numero dei prodotti».

Una disponibilità a titolo del tutto gratuito, precisa la stilista, che solo nel suo laboratorio potrebbe produrre oltre 100 mascherine al giorno: «Ovviamente parliamo di mascherine chirurgiche, col tessuto a ventaglio, non di quelle dotate di filtro che hanno bisogno di macchinari per la termosaldatura».

Precisazione opportuna ma, in tempi di carestia, ogni briciola è benedetta: «Capiamo - prosegue infatti Dorighi - che quello che offriamo è una goccia, ma ogni aiuto in questo momento può essere prezioso. Vediamo infermieri disperati, personale sanitario che si sacrifica a suo rischio e pericolo, e mascherine che costano uno sproposito. Noi ci siamo, chiediamo però una mano per avere il tessuto giusto a disposizione».
Aggiunge Marta Fedrizzi, da 25 anni sarta per conto di molti negozi trentini: «L’idea l’ha avuta Hilda, domenica mi ha telefonato e ho aderito volentieri: lei sa che ci sono sempre, se serve. Avere il tessuto giusto a disposizione però è necessario, quindi chi può darci aiuto o informazioni ci contatti».

Il numero da chiamare per partecipare a questa iniziativa è quello di Hilda Dorighi: 3409045070.

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