Una spiaggia ostaggio di trenta oche Accade a Valcanover sul lago di Caldonazzo Albergatori e residenti non ne possono più

di Luigi Oss Papot

Una spiaggia ostaggio di un gruppo di una trentina di oche.

Una spiaggia che, denunciano gli albergatori, è sempre più vuota. Stiamo parlando della spiaggia al Valcanover, nella quale una trentina di oche sta tenendo sotto scatto quanti vogliono sfruttare quella zona per una giornata al lago, ed ora gli effetti di questa presenza si stanno ripercuotendo su quanti quella spiaggia la vivono e con le presenze ci lavorano.

Si tratta di oche del tipo «Anser anser», di grosse dimensioni, che con le loro deiezioni stanno facendo letteralmente scappare la gente. Ne siamo stati testimoni direttamente noi, recandoci sul posto per questo servizio: le persone arrivano, sia turisti che locali, ma non possono stendere i loro asciugamani o le loro stuoie nel tratto più pianeggiante della spiaggia, che è anche il più bello, tutto erboso. Non possono farlo perché non esiste uno spazio ampio come un asciugamano che sia sgombro da una deiezione. È come un naturale campo minato nel quale si deve fare attenzione a dove si mettono i piedi, considerando soprattutto che si tratta di una spiaggia dove si va anche a piedi nudi.

Per questo motivo quindi, a detta dei residenti e degli albergatori del luogo, la spiaggia non è mai stata così deserta, neanche in piena stagione, con 35 gradi e l’invitante acqua rinfrescante a due passi. Un danno prima di tutto d’immagine e poi anche economico, con gli incassi a picco.

Da questo punto di vista, i titolari dei ristoranti Ciolda e Valcanover e del centro della Velica Trentina non sono mai stati così concordi: va trovata una soluzione e subito, ci dicono, perché non si può più andare avanti così. Concordano anche sul fatto di non dover per forza fare del male agli animali, ma semplicemente di spostarli.

Nel nostro giro di ricognizione, in effetti la spiaggia al Valcanover stracolma di gente come ai tempi d’oro è davvero un lontano ricordo: quelle poche persone che ci sono si posizionano nella parte più settentrionale della battigia, dove pare le oche non gradiscano sostare. Il prato è invece deserto. Stesso discorso per il grande parcheggio che dovrebbe servire tutta la zona.

Imperterrite e per nulla intimorite ci sono solamente loro, le oche: alcune nell’acqua, altre sulla spiaggia, sono diventate padrone del posto, «marcando il territorio» con deiezioni grandi come quelle di un cane di taglia medio-piccola e piume portate dalla brezza. Ogni mattina, per tentare di rendere di nuovo decorosa la spiaggia, devono lavorare due squadre di uomini per un’ora: un lavoro che poco dopo tempo si rivela inutile.

Questa colonia è frutto di un abbandono di oche domestiche, che si sono via via riprodotte trovando ambiente accogliente e favorevole: il sindaco Roberto Oss Emer, forte anche di un parere dell’Azienda Sanitaria che descriveva la spiaggia «in condizioni igieniche degradate tali da non garantire la salute pubblica degli utenti», ad aprile aveva emanato un’ordinanza di cattura delle oche per affidarle a dei privati. Subito però si erano levati gli scudi di varie associazioni animaliste ed ambientaliste, pronte a denunciare il primo cittadino.

Questi mesi sono serviti comunque per capire che la permanenza delle oche su quella spiaggia è dovuta anche al fatto che parecchie persone danno loro da mangiare: «Per questo -conferma il sindaco Oss Emer- renderemo ancora più in vista il divieto, già esistente, di dare da mangiare alla fauna selvatica, incrementando la presenza della Polizia Locale per sanzionare quanti non osserveranno la norma. Viste le ripercussioni sulle attività economiche locali, ritengo sia molto più dannosa la presenza di questa colonia di oche che quella dell’orso».

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